Il gioco dell’energia passa da Istanbul

Creato il 21 novembre 2012 da Istanbulavrupa

(è la parte iniziale del mio ultimo articolo, la versione completa la trovate come al solito qui)

La Turchia vuol diventare l’hub energetico del continente eurasiatico: l’area di passaggio preferenziale dei gasdotti e degli oleodotti da East a Ovest, l’attore geopolitico che contribuisce a determinare tracciati e prezzi e che vuole assicurarsi le fonti necessarie – e quanto più possibile diversificate, per tipologia e per provenienza – al proprio sviluppo economico. La sua rilevanza cruciale nel grande gioco dell’energia è stata al centro dell’Energy and Economic Summit – giunto alla quarta edizione – organizzato dall’Atlantic Council a Istanbul, il 15 e 16 novembre; per essere precisi, è il terzo che si è tenuto a Istanbul (il primo venne organizzato nel 2009 a Bucarest) e il primo con questa denominazione: gli altri tre hanno avuto come focus il bacino del mar Nero, quest’anno si è più ampiamente discusso di Asia centrale, di area del Caspio, di Africa settentrionale, di Afghanistan, di Cina, di Iraq, di Iran.

Si è voluto dar rilievo, insomma, al ruolo decisivo della Turchia come anello di congiunzione tra molteplici sistemi regionali sempre più interconnesse; e Robert Blake, sottosegretario al Dipartimento di Stato con responsabilità per l’Asia centrale e meridionale, ha sottolineato nel suo intervento a uno dei dei panel proprio come la geopolitica dei flussi non è più un gioco a somma zero in cui ci sono vincitori e vinti, ma una opportunità di ricchezza per tutti (e soprattutto per gli stati meno sviluppati): citando il Ministro degli esteri del Kazakistan, ha auspicato il passaggio dal great game – la competizione geopolitica tra le potenze imperiali del XIX secolo oggi di nuovo in auge – al great gain, al “grande guadagno”.

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