Il gioco della passatella nel vastese. Regole, curiosità e fatti di cronaca

Creato il 20 marzo 2014 da Altovastese

Breve storia della passatella. La “passatella” è un gioco antichissimo. Le sue origini si fanno risalire ai Greci, i quali nei loro banchetti eleggevano un capo, il simposiarca, che dettava le leggi conviviali ed imponeva ammende ai trasgressori. Anche gli antichi Romani praticavano questo gioco, come ci raccontano Catone ed Orazio.
Nominavano un rex convivii, maestro della mensa ed arbitro del vino e sorteggiavano il primato delle coppe (bicchieri di vino ) con i dadi. Il preferito dalla sorte, l’arbiter bibendi, è il padrone, ma vi è anche il sotto, il “servus”. Il padrone può bere sempre, ma se vuole offrire ad altri, deve prima versare al sotto il passo ed è sempre necessario il consenso del sotto perché gli altri bevano.

Orazio esortava gli amici a non attaccar briga bevendo e a guardarsi dalle risse. Il gioco, anche nel secolo scorso, era motivo di risse e anche di omicidi, che richiamarono l’attenzione del ministro Tanucci, il quale interessò la Gran Corte della Vicaria, che il 26/6/1756 emanò un bando che minacciava pene severissime ai giocatori di passatella. Il divieto di praticare questo gioco, al giorno d’oggi, è confermato dall’ art. 110 del t.u.l.p.s., modificato dall’art. 39 del decreto legge 30.09.2003, n. 269.

Diffusione e scopo del gioco. Il gioco della passatella è un gioco popolare praticato nel centro-sud Italia. In particolare è  diffuso particolarmente nel Lazio e in Abruzzo, con innumerevoli varianti.  In genere si utilizzano le carte napoletane o piacentine (nel teramano), ma anche  il tocco, le bocce ecc.

Scopo del gioco è  “eleggere” un “padrone” e un “sotto” che, di volta in volta, decideranno chi tra i bevitori può bere e chi, invece, deve “andare olmo”, ossia non deve bere.  Si suppone che il termine “olmo” sia dovuto o “alla natura della pianta, dal legno asciutto che non dà frutti commestibili, oppure alla metafora di mandare il malcapitato di turno a reggere l’albero, normalmente saldo e robusto, mentre gli altri consumano anche la sua parte” . (fonte: wikipedia).

La passatella è un gioco con regole di solito assai articolate, che cambiano notevolmente da paese a paese. A buon diritto possiamo affermare che, ogni località, possiede un preciso cerimoniale per l’assegnazione dei bicchieri, basato sulla consuetudine, che tutti i giocatori  del paese  conoscono e rispettano.  In questa sede descriverò le principali regole della passatella di Celenza sul Trigno, paese dell’Alto Vastese in provincia di Chieti.

Il gioco della passatella è praticato in tutto il vastese. Nell’Alto Vastese la “passatella” tipica è denominata “padrone e sotto“.  Raramente vengono praticati  altri tipi di gioco, quali lu vattarille (o sbattarille) praticato soprattutto a Vasto, la casalese e la morra .La passatella “moderna” si fa essenzialmente consumando la birra. In passato e fino agli anni ’50 e ’60, invece, si faceva esclusivamente con il vino, talvolta accompagnato da gassosa.

Numero di giocatori. A Celenza la passatella si chiama lu gire (il giro) perché i partecipanti, da un minimo di 4 ad un massimo di 10 (in casi eccezionali anche di più) pagano 1 birra ciascuno e il giro si conclude quando tutti i giocatori hanno dato una mano di carte. E’ possibile fare più di un giro o anche mezzo giro alla volta, qualora eventuali “olmi” o i partecipanti lo richiedano. Un’altra modalità di gioco è la passatella a 2 giocatori, detta  “lu pette a pette”.

Numero di carte. Di solito vengono date 4 carte con o senza scarto a seconda del numero dei partecipanti. Con 8 giocatori si danno solitamente 5 carte. Con un numero di giocatori superiore a 10 si danno 3 carte, con 1 carta in mezzo.

Valore delle carte. Le carte nella passatella hanno lo stesso valore della “primiera” nel gioco della “scopa”:
1 (asso) = 16 punti
2 = 12 punti
3 = 13 punti
4 = 14 punti
5 = 15 punti
6 = 18 punti
7 = 21 punti
8 (donna) = 10 punti
9 (cavallo) = 10 punti
10 (re) = 10 punti.

Conteggio dei punti e scelta del padrone e sotto.  Ad ogni mano di carte, si tira il “padrone” e il “sotto”, fino a completamento del giro.  Risulta “padrone il giocatore che, sommando il valore delle carte possedute, ottiene il punteggio più alto. Il punto maggiore in assoluto è detto “frusce”,  rappresentato da 4 carte di segno uguale; segue, come valore, la “primire” (la primiera) costituito da 4 carte ognuna di segno diverso: denari, spade, bastoni e coppe. Se non si ha né “frusce” né “primire”, vince la somma delle carte dello stesso seme. La particolare combinazione di asso, sette e sei dello stesso seme si chiama “55” ed è un punteggio superiore alla primiera (ovviamente non al frusce). Se dovessero verificarsi 2 punteggi uguali, la mano è “patta” e quindi si ridanno le carte per “ritirare” nuovamente il padrone.

Il “sotto” (chiamato in alcune regioni anche ”servo”) è, invece, il giocatore che ottiene il punteggio più basso sommando le carte dello stesso seme. Per risultare “sotto”, la combinazione ottimale è detta “vinte jelate“  (venti al gelo), ossia due “figure” dello stesso seme, e le altre diverse. Se ci sono 2 o più punti uguali si ridanno le carte per  “ritirare“  il sotto.

Modalità di gioco. I giocatori di passatella  tengono le carte in mano e le scoprono, come nel poker,  “tirando” le carte con un movimento ondulatorio, per scoprirle lentamente.  Soprattutto se si ha un buon punteggio, si cerca di far innervosire l’avversario (in particolare se “va olmo”), mostrando per ultimo le proprie carte. Quando tutti hanno scoperto le carte, vengono dichiarati il padrone e il sotto. Il padrone ordina la  bottiglia di birra (in passato  il vino) da 66 cl  e 4 bicchieri rigorosamente di uguali dimensioni, che il/la barista porta puliti ad ogni nuova mano di carte. Il padrone  di solito chiama la birra richiedendola alla temperatura che preferisce. Il barista arriva con il vassoio (la uandire) con 4 bicchieri vuoti e una birra che spesso, prima di stappare, fa saggiare con mano al padrone per confermare che la temperatura scelta sia di suo gradimento.

Le regole del gioco. Appena viene portata la birra, inizia il gioco vero e proprio, ossia la trattativa tra padrone e sotto per assegnare i bicchieri.  Il padrone fa le “proposte” al sotto, gli chiede cioè a chi vuole dare da bere fra i componenti del giro. Il “padrone”  dice, ad esempio: “un bicchiere a me, uno Tizio, uno a Caio e uno al sotto” . Il “sotto” può acconsentire o meno alla proposta formulata dal padrone, dicendo: “è ceduto” se acconsente oppure “non è ceduto” se si rifiuta di assegnare il bicchiere come proposto dal padrone. Se il sotto “cede”, ossia accetta la proposta, il padrone consegna i bicchieri ai “prescelti” e dice che si possono fare le carte, e quindi il gioco continua con una nuova mano. Se il sotto non cede la birra, il padrone formula nuove proposte fino all’accettazione da parte del sotto o al suo definitivo rifiuto.

Nessuno al di fuori di queste due figure può, almeno formalmente, intervenire nelle decisioni o influenzare le scelte.
Le riserve: senza passo e senza non ne voglio. Il padrone, prima di cedere qualsiasi bicchiere, può stabilire una “riserva, ossia  delle condizioni speciali con cui cedere ciascun bicchiere di birra. In particolare,  se la bevuta  è dichiarata  “senza passo” , l’invitato a bere non può “fare passo”, ossia o decide di bersi il bicchiere oppure lo restituisce al padrone, dicendo “non ne voglio“.  Se invece il bicchiere è “senza non ne voglio“, chi è invitato a bere o beve il bicchiere oppure può far bere il sotto dicendo: “faccio passo”.  Se il padrone, invece, dichiara il bicchiere  “senza passo e senza non ne voglio” il giocatore o beve il bicchiere o “rimette al gioco” il bicchiere stesso. In questo caso, il padrone “rinfresca il bicchiere”, aggiungendo qualche goccia di birra e formula una nuova proposta.

Situazioni tipiche del gioco della passatella.

Tacce, tacce. Il padrone e il sotto, decidono di  spartirsi a metà il contenuto della bottiglia di birra (2 bicchieri ciascuno), facendo olmo a tutti.

Mandare dal sotto. Spesso,  “padrone” e “sotto” non si mettono  d’accordo su chi deve bere. In questo caso, il padrone ha la facoltà di  “mandare dal sotto un giocatore cui vuole dare da bere. Può invitare, cioè, per  un massimo di tre volte consecutive, un giocatore alla volta a farsi “cedere” il bicchiere direttamente dal sotto. In questo caso il giocatore invitato a bere dal padrone potrà:

- rifiutarsi di andare dal sotto;

- accettare l’offerta dicendo: “vado dal sotto“. In quest’ultimo caso il sotto  è costretto a prendere una decisione:  o beve lui  o lascia bere chi ha deciso il padrone.

Il passo e la bevuta. Nel caso in cui padrone e sotto non si mettano in alcun modo d’accordo, il padrone fa cadere con maestria (e sfottò) una goccia di birra nel bicchiere vuoto del sotto e gli dice: “quesse è lu pass” (questo è il passo). In questo modo dichiara olmo al sotto, ponendo fine alle trattative

A questo punto il padrone può:

- bere tutta la bottiglia birra dicendo di “fare le carte“  e permettere quindi di continuare il gioco;

- dare la  “bevuta“:  il padrone può dare tutto il contenuto della  bottiglia ad 1 solo giocatore, che  deve riuscire a bere in un sol fiato e senza staccare la bocca, tutto il contenuto della bottiglia! Con la “bevuta“  il padrone può dare da bere senza bisogno dell’assenso del sotto. Può anche  dare da bere  ad un olmo.  Decisione che solitamente scatena forti discussioni, polemiche e litigi tra i giocatori. La “bevuta“ è un’ impresa non facile. In caso di insuccesso, il contenuto residuo della bottiglia spetterà al sotto..

Finalità del gioco della passatella. L’abilità, nel corso del patteggiamento e della disputa, consiste nel cercare di convincere l’altro ad accettare le proprie condizioni. Il “padrone”, attraverso le proposte, cercherà di favorire con argomentazioni più o meno convincenti i propri “amici di tavolino” e al contrario mandare olmo i propri avversari.

L‘abilità del “passatellista”, nel corso del patteggiamento sulle proposte e nelle dinamiche del gioco, consiste nel “consolidare le  proprie amicizie” e creare nuove alleanze  in modo da assicurarsi le bevute successive nel corso del gioco ed evitare che gli avversari bevano.

Le amicizie e le inimicizie “di tavolino” sono di solito permanenti e assai difficilmente chi si fa reciprocamente “olmo” si offre da bere quando capita di giocare assieme.  Le inimicizie nel gioco, di solito “scherzose”, a volte rispecchiano le inimicizie personali.

Anche se tollerato, la passatella è un gioco “illecito”. Infatti, in passato è stata causa di feroci litigi e anche di gravissimi fatti di sangue. Al di là delle deprecabili degenerazioni, la passatella può essere un gioco in un certo senso “politico” capace di aggregare e amalgamare persone di età ed estrazioni sociali differenti.  E che al “tavolino” mettono in pratica strategie, regole, abilità e caratteristiche personali che sono sì del gioco, ma che replicano in qualche modo le dinamiche della vita reale. E’ sempre stato, però, e tutt’ora è un gioco praticato esclusivamente da maschi in quanto le donne, fino a pochi anni fa, per consolidate convenzioni culturali e sociali, entravano assai raramente nei bar dove si gioca(va) la passatella.

Una storia di omicidio accaduta a Celenza sul Trigno il 16 luglio 1894

Nel pomeriggio del 16 luglio 1894, i carabinieri Fulfari Alfeo e Boni Cesare della stazione di Celenza sul Trigno (Chieti), venivano comandati di servizio a Torrebruna, comune distante pochi chilometri dalla residenza.
Giunti colà si recarono nell’osterìa di Nazario Pelliccia, ove si misero a giocare a passatella, consumando, unitamente ad altri quattro giocatori, circa dieci litri di vino cotto. Va notato che il Fulfari (che da qualche giorno diceva di non sentirsi bene) bevve assai meno degli altri.

Cessato il giuoco circa alle ore 8, i due militari lasciarono l’osteria e si avviarono di nuovo alla residenza.

Arrivati all’estremità del paese il Boni andava a battere alla casa di certa P., donna di mal affare, la quale si rifiutò di aprire: il Boni però non si dette per vinto ed a più riprese insistè per voler entrare, desistendo dal suo proposito solo quando il Fulfari lo avvertì che poteva andare incontro ad una querela per violazione di domicilio.
Rimessisi in cammino, il Boni (…) incominciò ad offenderlo col dirgli che era un coscritto, un Marichigiano e che dai Marchigiani non c’era da fidarsi, e che in qualità di anziano lo avrebbe fatto punire perché gli aveva mancato di rispetto.

Quali fossero i moventi per ora non indagheremo; basterà ricordare che il Fulfari ad un dato momento abbandonava il compagno e, datosi alla fuga, non veniva più da esso seguito. Erano circa le 9 e 12 quando il Fulfari a passo accelerato entrava in Celenza col moschetto ad armacollo e colla rivoltella impugnata.

Incontratosi in tre donne puntò loro contro la pistola, ma essendosi esse prontamente scansate egli prosegui per la sua strada senza far loro alcun male.

In quell’ora l’avvocato Corradino Cieri che passeggiava, impressionato dall’atteggiamento strano del Fulfari, fece per andargli incontro a chiedergli che fosse avvenuto, ma questi, senza far motto alcuno, con un colpo di rivoltella lo feriva si gravemente all’addome che nel mattino successivo cessava di vivere.

PARTICOLARI AVVERTENZE! il seguente articolo non è in alcun modo un incitamento all’uso di alcool né una istigazione al gioco d’azzardo. La passatella è un gioco illecito. Si riportano le informazioni che seguono esclusivamente a fini conoscitivi, in quanto il gioco della passatella, nei paesi di montagna, è praticato da tempi immemorabili. I MINORI DI 18 ANNI NON POSSONO BERE ALCOLICI e i maggiorenni devono rispettare rigorosamente le prescrizioni e i limiti imposti dalla legge!

Articolo di: Ivan Serafini

Approfondimenti

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Si tratta di un gioco praticato con le carte napoletane, tramite il quale i due vincitori, il “padrone” e il “sotto”, di ogni mano di carte decidono, di volta in volta chi, tra i partecipanti, può bere e chi, invece, deve “andare olmo”, ossia non deve bere.

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