Troppi interessi sono in gioco, capitali investiti, società quotate in borsa, impegni da rispettare, che poco dovrebbero conciliarsi con l’allegria che il pallone dovrebbe riuscire a dare, anche se non è lo stesso pallone che giocavamo con i compagni di scuola e gli amici di sempre.
Nella storia recente del calcio italiano, costellato da scandali di diverse natura, dal doping al calcio scommesse ai bilanci taroccati delle squadre di calcio, c’è un dramma, rimasto ancora senza verità.
E’ la morte violenta di Donato Bergamini, Denis per gli amici e per i tifosi del Cosenza, di anni 27, trovato cadavere davanti alle ruote di un camion la sera del 18 novembre 1989. Donato aveva 27 anni, giocava a calcio, ricoprendo il ruolo di centrocampista, nel Cosenza da ben 5 stagioni, un veterano ed una bandiera della squadra calabrese. La sua morte violenta fu archiviata, in maniera rapida, come suicidio, dopo una indagine più che superficiale, tanto è vero che il camion sul quale teoricamente si lanciò Bergamini, non fu posto sotto sequestro, il corpo del giocatore non sottoposto ad autopsia e persino gli abiti che indossavano sparirono.
A questo quadro, davvero strano, di come svolgere una indagine, si aggiunge anche la considerazione che testimonianze ambigue o contraddittorie non dovevano essere valutate.
Dal lavoro di Carlo Petrini emerge il ritratto di Donato Bergamini, ragazzo che ama il gioco del calcio, professionista serio ed appassionato, bandiera del Cosenza, un ragazzo troppo ingenuo e pulito perché qualcuno dei suoi compagni potesse pensare di coinvolgerlo in un giro di partite truccate. La domanda, alla quale Petrini cerca di trovare risposta nel libro è: visto che Bergamini non può essersi suicidato, ma è stato ammazzato, chi e perché lo ha ucciso.
Le domande poste al padre del calciatore Domizio, al compagno di squadra Michele Padovano, al massaggiatore del Cosenza calcio, Giuseppe Maltese, non riescono, però, a fare luce sulla vicenda. Giuseppe Maltese dichiara che Denis fosse ricattato da qualcuno e che sia stato ucciso per faccende di droga, il compagno di squadra Michele Padovano ricorda come negli ultimi tempi Densi fosse diventato molto chiuso e non parlava più dei suoi problemi con gli amici. Domizio Bergamini, padre di Denis, è certo che Denis fosse stato messo sulla statale Jonica già cadavere affermando come due funzionari della Questura che hanno fatto una specie di inchiesta segreta, sono stati subito trasferiti in altra destinazione.
La misteriosa morte di Bergamini, al momento, è un mistero, come mille altri, di cui non si vede al momento soluzione, frutto di un sistema perverso e diabolico in cui contano soltanto i milioni di euro e lo spettacolo che produce quei milioni e che Petrini, con questo libro ha tentato, riuscendoci, di scardinare.
«Come ex giocatore che ha conosciuto bene la faccia nascosta del calcio, in questo libro ho tentato di chiarire alcuni dei retroscena della morte di Bergamini: mi sono studiato gli atti della magistratura, ho fatto ricerche e ho intervistato un po’ di persone, anche a Cosenza. Insomma, ho fatto quello che nessuno dei giornalisti sportivi ha mai fatto: loro sono troppo impegnati a leccare il culo del potere pallonaro e dei suoi divi, per occuparsi di un giocatore di serie B morto ammazzato come un cane» (C.P.)
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