Diciamo pure che lo è ancora, dato che ci sono milioni di ragazzi che tutt’oggi si sfidano a colpi di strategie, carte addestramento, tattiche particolari e Pokèmon “personali”.
Quando abbiamo cominciato noi (uso il plurale per indicare me e quei folli dei miei amici) ci giocavano ancora in pochi.
Anno Domini 2000.
Comicon, seconda edizione. Quella organizzata in Villa Pignatelli, all’aperto.
Leo Ortolani era ancora un perfetto sconosciuto, tanto che alla sua conferenza stampa con Lupoi eravamo si e no in 10, lo stalkerammo tutto il giorno e se alla sessione di disegni e autografi c’erano al massimo una cinquantina di persone era pure troppo (valla a organizzare adesso una sessione di autografi con Ortolani…).
I Pokèmon avevano cominciato a fare sfaceli anche in Italia solo da un paio d’anni. Ammetto di non essere mai stato un fan sfegatato. Mi guardavo la puntatina, apprezzavo i mostriciattoli. Andai anche a vedere il mitologico film “Mew vs Mew Two” al cinema. Dove ti regalavano, per l’appunto, le figurine promo del gioco di carte collezionabili. Erano quattro in tutto: Mew, Mew Two, Electabuzz e Dragonite.
Si aprì un mondo.
Non mi sono mai accostato al mondo di Magic, Yu Gi Oh che gioca a briscola plagiando Magic m’ha sempre fatto pure un po’ ribrezzo ma…paradossalmente, paradossalmente, ho amato fino all’inverosimile il gioco di carte collezionabili dei Pokèmon.
Regole semplici, immediate, ben delineate. Facilissime da imparare e assimilare in un paio d’ore.
Gioco assolutamente entusiasmante, soprattutto quando trovi avversari alla tua portata, con mazzi “ideati e pensati” in modo scrupolosissimo.
Ricordo di pomeriggi passati a studiare come comporre un mazzo, ad allenarsi in vista dei tornei con gli amici (ne organizzavamo di frequenti “inter nos”, con premi in palio succulenti) o alla Lega del Pokèmon (lo Star Shop di Fuorigrotta metteva a disposizione il suo locale il sabato pomeriggio per le partite “ufficiali”.
Ho giocato per qualche anno, completando tutto il set base più le espansioni Jungle, Fossil e Team Rocket (i pokèmon Dark, che sballo!). I miei Pokèmon preferiti sono sempre stati quelli “Lotta”.
Erano pratici, essenziali, potentissimi. Soprattutto, permettevano con qualche carta addestramento ben ponderata di eliminare Pokèmon “basici” in un paio di turni con una sola carta energia.
Machop, Hitmonchan, Diglett, Onix, Sandsrew…
Per non parlare delle loro evoluzioni, iperportentose.
Evidentemente chi aveva ideato il gioco si accorse di questa cosa, e con le prime espansioni cominciarono a fioccare Pokèmon resistenti all’elemento Lotta. Creando praticamente uno squilibrio esageratissimo. Ricordo come se fosse ieri di essermi trovato di fronte, durante un torneo ufficiale, un tizio con tutti Pokèmon resistenti a quelli “Lotta”. Un incubo.
Come scritto anche su Facebook, c’era gente che avrebbe ammazzato la famiglia e venduto la madre al miglior offerente per le carte più “rare e potenti”. All’epoca mia, erano queste tre…
Ps: dedico l'articolo al miticherrimo Dario Moccia. Lui sa perchè.