Il magistrato e il conduttore, ricordano, la realtà durissima dove iniziarono a lavorare Falcone e Borsellino. Normalmente si pensa a quella mafia come ad uno epico scontro, mentre la tangibilità, è più complessa: “La narrazione pubblica offre una visione semplificata della loro vicenda. Si divide nettamente in bene e in male, dimenticandosi dei colletti bianchi e che il vero cuore di tenebra del Potere si annida nelle istituzioni e nella politica”.
Collusioni e compatibilità con il sistema che Falcone e Borsellino iniziarono a sgretolare. Entrarono dentro il gioco grande del potere, creando una frattura profonda, tra chi si volta dall’altra parte e chi pratica il tema della legge è uguale per tutti. “Falcone e Borsellino rappresentavano forse per la prima volta uno Stato credibile. A venti anni di distanza, ci sono più strumenti per combattere l’ala militare di Cosa Nostra, ma nel contrasto dei rapporti tra mafia e politica sono stati fatti passi indietro. E se una volta ci si scandalizzava se qualcuno veniva fotografato a un matrimonio mafioso, oggi c’è gente condannata che sta tranquillamente al suo posto in Parlamento”.
Oggi la mafia non uccide più in maniera eclatante, ha altri mezzi, più efficaci, la corruzione. La criminalità organizzata di stampo mafioso ha subito una forte evoluzione, usa il cervello o il business ad alto livello. Non cerca più lo scontro aperto con le istituzioni perchè ha trovato il sistema di entrare a far parte delle istituzioni stesse, in modo stabile, organico.
Falcone cominciò a morire quando lo sostituirono, una strategia di smobilitazione del pull antimafia che gli impedì di continuare l’opera di disarticolazione. Una serie di tentativi di squalificare i magistrati del pool dipingendoli come strumenti di manovre politiche occulte o come arrivisti colti da una s
Falcone e Borsellino, furono costretti a misurarsi non solo con i progetti di morte orditi ai loro danni, ma anche con una serie di ostacoli frapposti al loro operare da un mondo di potenti che vedevano i loro interessi messi in pericolo quando il pool antimafia iniziò ad elevare il livello delle indagini. Un mondo potente che fece sparire l’agenda rossa di Borsellino, quella dove annotava fatti che erano talmente riservati che riteneva di non poterli annotare nella sua agenda ufficiale e che introdusse falsi collaboratori che depistarono i magistrati. Questo fa intuire il gioco grande, il volto della medusa del potere che impedirono di arrivare veramente a sconfiggere il mondo mafioso e che purtroppo non riesce ancora a concludersi nonostante il continuo lavoro della magistratura onesta. C’è una generazione di magistrati che h
“Falcone è stato un eroe perché sapeva che doveva morire, aspettò la morte, non fuggì, perché sentiva che impersonava la credibilità dello Stato. Un uomo che ha aspettato la morte guardandola negli occhi”. Anche se loro Giovanni Falcone e Paolo Borsellino non volevano essere eroi. Quando nel corso delle interviste gli si chiedeva perché continuassero nel loro lavoro pur conoscendo gli alti rischi loro rispondevano: “per dovere”, “per puro spirito di servizio”. E questa è un bell’esempio di vita coerente, basata su valori sani, valori che hanno guidato la loro vita: il sacrificio, il senso del dovere, l’amore per il lavoro, il senso del giusto , del bello. Perché come disse Falcone: “Gli uomini passano, gli ideali restano. Restano le loro tensioni morali. Cammineranno sulle gambe di altri uomini.”