L’altro fatto caratterizzato dal “tarlo” del gioco è avvenuto a Udine, a non moltissimi chilometri da Vicenza. Il protagonista è un ex operaio friulano, di 47 anni, senza lavoro e costretto a lasciare la casa entro fine mese. Viste le difficoltà e visto il suo vizio del gioco ha cercato di unire l’utile al dilettevole trasformandosi in un maldestro rapinatore.
Tre le rapine messe in atto nella stessa sala slot ma solo due quelle andate a buon fine. Alla terza il titolare del locale, un cinese sicuramente “spazientito”, l’ha messo in fuga con una spranga di ferro. E’ stato catturato, ironia della sorte, mentre stava giocandosi 1700 euro nello stessa sala in un videopoker, frutto della seconda rapina. La prima aveva fruttato 3000 euro che ha speso per pagare bollette e trasloco dall’abitazione in cui abitava con la sua ex moglie.
La parte del leone la fa lo Stato, padre di figli che si stanno consumando e da cui trae miliardi di euro all’anno, incapace di ovviare in altro modo, aumentando le chance di rovina di un popolo che è già sulla via del non ritorno. Partner dello Stato è il crimine che si è insinuato nella gestione di sale slot o mini-casinò, quali sono. Frutto del peccato da sempre, il gioco d’azzardo è una delle voci importanti per le grandi criminalità, che dietro a teste di legno accomodanti riciclano i soldi della droga e speculano sui giocatori incalliti.
Lo Stato di avverte di giocare con moderazione, ben consapevole che a nulla serve, se non a lavarsi la coscienza. I giochi sono studiati nei minimi dettagli per “ipnotizzare” il giocatore e renderlo quasi un piccolo automa senza più volontà. Sono studiati per dare piacere alla vista e all’udito come i sonagli di un serpente.
Legale o illegale non cambia molto , la differenza è oggi risibile in termini di ricaduta negativa sul giocatore. Ma se è così, sorge spontanea una domanda: è lo Stato nel mondo del crimine o sono i criminali che sono dentro allo Stato ?
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