Magazine Politica

Il gioco pericoloso di Henrique Capriles e dell’opposizione venezuelana

Creato il 05 maggio 2013 da Geopoliticarivista @GeopoliticaR
Il gioco pericoloso di Henrique Capriles e dell’opposizione venezuelana

Il candidato della destra venezuelana rifiuta la sua sconfitta alle elezioni presidenziali del 14 aprile 2013, nonostante la trasparenza degli scrutini riconosciuta dagli osservatori internazionali. Al contrario, incita i suoi sostenitori a “esprimere la loro collera”. Il bilancio è pesante: almeno 7 morti e 61 feriti.

All’indomani della vittoria elettorale di Nicolás Maduro il 14 aprile 2013, Henrique Capriles Radonski ha rifiutato i risultati del suffragio popolare e ha invitato i suoi sostenitori a scendere in strada per “esprimere la loro collera” e la loro “frustrazione”, chiedendo il riconteggio dei voti. “Tutta questa rabbia, liberatela”, ha incitato durante una conferenza stampa televisiva trasmessa sulla rete Globovisión, invocando manifestazioni contro il governo eletto ufficialmente nel Paese1. Le conseguenze di questo appello del leader dell’opposizione sono state drammatiche. Sette sono le persone assassinate da gruppuscoli di estrema destra, tra cui sei militanti socialisti che celebravano la vittoria del loro candidato, e un poliziotto, mentre più di 61 persone sono rimaste ferite2. Una militante del PSUV, il partito al governo, è stata bruciata viva e ora le sue condizioni sono critiche. Luisa Ortega Díaz, Procuratore generale della Repubblica, ha condannato gli atti di violenza: “È stata bruciata viva. Rendetevi conto del livello di aggressività e di violenza di queste persone”3.

Insieme a diversi centri medici, simbolo dei programmi sociali promossi da Hugo Chávez, sono stati bruciati uffici dell’azienda nazionale di telecomunicazioni CANTV, depositi alimentari governativi (MERCAL), imprese di produzione e di distribuzione di alimenti (PDVAL), di proprietà statale, così come numerosi servizi pubblici e altri esercizi commerciali4. Capriles, tra le altre cose governatore dello Stato di Miranda, se l’è presa pubblicamente con Tibisey Lucena, Presidente del Consiglio Nazionale Elettorale (CNE): “Vi dovete rendere conto che le decisioni sbagliate non fanno che aumentare i problemi attuali del Paese. Voi avete la responsabilità di affrontare i venezuelani”. A seguito di queste dichiarazioni, l’opposizione ha messo sotto assedio la residenza della Presidente del CNE, facendo intervenire la polizia5.
 

Nessuna sollecitazione formale

 
Il Procuratore Díaz ha condannato fermamente il comportamento di Capriles: “Se il candidato che il popolo non ha scelto non è soddisfatto del risultato, dispone degli strumenti necessari per sollecitare il Consiglio Nazionale Elettorale (CNE) e, una volta esaurite le vie amministrative, può fare appello alla giustizia, al Tribunale Supremo di Giustizia. Ma finora il candidato non eletto non si è rivolto al CNE per alcun tipo di ricorso, né per far valere i suoi diritti o avanzare proteste. Dovrebbe formalizzare queste azioni presso il CNE e non fare appello ad azioni violente nelle strade […]. Attaccare MERCAL, PDVAL, i centri medici e i servizi pubblici dello Stato venezuelano significa attaccare il popolo”6. Il vicepresidente Jorge Arreaza ha confermato le sue dichiarazioni e ha sottolineato che l’opposizione, nonostante le sue dichiarazioni pubbliche, non aveva intrapreso alcun procedimento amministrativo per chiedere la revisione totale delle elezioni: “La revisione sul 54% dei suffragi si è rivelata esatta. Per effettuare la revisione del 46% restante, è necessaria una procedura formale. Questa non è stata fatta perché l’obiettivo è generare della violenza”. In effetti, come previsto dalla legge, il 54% dei voti è stato ricontato il giorno stesso[7]. Il presidente Nicolás Maduro, la cui elezione è stata riconosciuta da tutta l’America Latina, dall’Unione Europea e da gran parte della comunità internazionale8, e il quale si è dichiarato favorevole a un riconteggio dei voti a condizione che l’opposizione portasse avanti la procedura, ha fortemente condannato gli atti di violenza. “Chiunque aspiri ad attaccare la maggioranza in democrazia fa appello di fatto a un colpo di stato”, ha avvertito. Secondo lui, l’opposizione si trova ormai “ai margini della Costituzione e della legge”9 e dovrà rispondere dei suoi atti davanti alla giustizia10. Maduro ha anche accusato esplicitamente Capriles di essere responsabile della situazione: “Siete responsabili dei morti per cui oggi siamo in lutto […] e dovrete rispondere delle vostre azioni”11.

Capriles, che non ha smesso di accusare di parzialità il Consiglio Nazionale Elettorale durante la campagna presidenziale, si era mostrato molto più indulgente riguardo all’istituzione durante le elezioni regionali del 16 dicembre 2012. C’era una ragione: il CNE l’aveva dichiarato vincitore nello Stato di Miranda e lui ne aveva accolto la decisione. A seguito dello scrutinio del 14 aprile 2013 – conclusosi con 262.473 voti di scarto in favore di Maduro (50,75%) –, Capriles ha rifiutato il risultato del suffragio popolare12. Tuttavia, al momento della sua elezione a governatore (51,86%), la differenza con il suo avversario di sinistra Elías Jaua era di appena 45.111 voti su un totale di più di 2 milioni di elettori. Quest’ultimo aveva per lo meno accettato la sconfitta13. I media occidentali hanno occultato con cura gli appelli alla violenza di Capriles. Facendo un paragone, immaginiamo un attimo che a seguito della sconfitta elettorale del maggio 2012, il presidente uscente Nicolas Sarkozy avesse rifiutato di riconoscere la vittoria di François Hollande in ragione del poco scarto (3,28%), avesse chiamato i suoi sostenitori a manifestare in strada per “esprimere la loro collera”, e questi avessero assassinato sei militanti del Partito socialista e un poliziotto. La notizia avrebbe avuto le prime pagine dei giornali?

L’opposizione venezuelana attraverso la voce di Capriles, che per il momento non ha avanzato alcuna prova reale e non ha presentato alcun ricorso legale per contestare il risultato delle elezioni14, sembra scommettere sul radicalismo che l’ha portata a orchestrare un colpo di stato contro il presidente Hugo Chávez nell’aprile 2002, con la partecipazione attiva dell’amministrazione Bush. Questa era stata l’unica insieme alla Spagna a riconoscere la giunta golpista diretta da Pedro Carmona Estanga, attualmente in Colombia per sfuggire alla giustizia. Capriles aveva partecipato in prima persona alla rottura dell’ordine costituzionale assediando l’ambasciata cubana e procedendo all’arresto di Ramón Rodríguez Chacín, l’allora Ministro dell’Interno e della Giustizia del governo legittimo. Capriles era dunque stato messo sotto inchiesta e aveva trascorso diversi mesi in prigione15. La destra venezuelana ha appena ricevuto un sostegno importante nella sua impresa destabilizzante: quello degli Stati Uniti, che rifiutano di riconoscere l’elezione di Nicolás Maduro16.

(Traduzione dal francese di Silvia Cher)


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :