il giocoliere

Creato il 01 agosto 2012 da Francosenia

Guy Debord non è stato sepolto. Secondo le sue volontà, i suoi resti sono stati cremati e poi dispersi nel vento, lungo uno dei suoi amati lungosenna. Il messaggio è chiaro: nessun posto dove andare ad adorare la sua memoria, nessun luogo dove celebrare importanti anniversari o lasciare un qualche segno di apprezzamento. Insomma, un rifiuto di eternità e di posterità, il suo abbraccio all'effimero e alla sparizione. Nessuno potrà dire che Debord probabilmente si sta rigirando nella tomba, oppure accennare al fatto che starà ridendo dentro la sua fossa. Cose del genere. Eppure, quasi diciott'anni dopo il suo suicidio, commesso all'età di 62 anni, non sta certo riposando pacificamente!
Dimenticare, non è stato certo dimenticato e, ancor meno, ha raggiunto l'oblio. Le sue opere continuano a motivare e ad ispirare. La psicogeografia e la deriva urbana continuano ad essere popolari fra urbanisti ed artisti vari. Programmatori e giocatori digitali, in Europa e negli Stati Uniti, apprezzano non poco il suo Kriegsspiel (una sorta di incrocio fra un wargame e gli scacchi). Ed infine, ma non ultimo, la sua critica della società dello spettacolo continua ad essere considerata un buon punto di partenza per i giovani rivoluzionari, in Francia.
D'altra parte, però, le opere di Debord sono state ri-confezionate e vendute dalla sua seconda moglie, Alice Becker-Ho. Durante gli ultimi 18 anni, "la signora Debord" ha deciso di distribuire i film del defunto marito, come DVD prodotti dalla Gaumont. Poi, ha fatto pubblicare la corrispondenza "completa", però in forma abbreviata, dall'editore Fayard. Quindi, ha deciso di vendere gli archivi completi del marito, a scelta fra la Biblioteca Nazionale di Francia e la Beinecke Library dell'Università di Yale, al primo dei due che le versasse la somma di 2,34 milioni di dollari, entro il 2011.
Inoltre, "la signora Debord" ha usato la sua influenza legale e commerciale per far cambiare la presentazione di tali opere, e far sopprimere la dicitura che promuoveva "l'uso non autorizzato" di tali opere.
Certo, la sua condotta avrebbe anche potuto essere peggiore. Infatti, si è astenuta dallo scrivere libri e dall'apparire in qualche documentario o trasmissione televisiva per elencarci le virtù del defunto marito.
E qui, rispunta la domanda precedentemente posta a proposito di contorsioni dentro la bara (inesistente o meno).
Ma forse Debord, a conti fatti, non avrebbe storto troppo la bocca per questo suo "utilizzo". Guy Debord era una persona molto complicata. Finché è stato vivo, lui, ma anche lui e la moglie, è stato sostenitore, organizzatore e beneficiario di vari tipi di truffe. A detta del suo "Panegirico", durante la giovinezza è stato anche un ladro. Negli anni '50 e '60, insieme alla prima moglie, Michelle Bernstein, ha fatto diversi "soldi facili" pubblicando cose come "oroscopi per cavalli da corsa" ed altro. Ed anche nel 1993, giustifica la pubblicazione delle sue "Memorie" (originariamente concepito e prodotto come regalo che veniva spedito ai destinatari) scrivendo: "E' stato un regalo, ma ora deve cessare di esserlo (...) In sintesi, preferisco vendere il mio prestigio e recuperare le mie perdite attraverso adeguati compensi in contanti".

L'emblema di questo lato di Guy Debord è la copertina del suo libro del 1985, "Des contrats, Le temps qu'il fait", progettato secondo i desideri dello stesso Debord. L'illustrazione mostra "Le Bateleur", che è una carta nel mazzo dei Tarocchi di Marsiglia. In una delle ultime lettere, Debord spiega che questa immagine è "la più misteriosa e la più bella, secondo il senso che io do a queste parole (...) Mi sembra che questa carta aggiunga, e senza volerlo enfatizzare, qualcosa che può essere visto come una certa padronanza della capacità di manipolazione, e così facendo richiama opportunamente l'entità di tale mistero" (Lettera a Georges Monti).
Il "mistero" di questa manipolazione veramente magistrale consisterebbe dunque nel saper raggiungere i suoi effetti desiderati senza alcuno sforzo apparente, senza che la manipolazione sia mai percettibile. Ma allora, se la manipolazione è davvero impercettibile, come si può sapere che c'è realmente manipolazione?

Le risposte, quiete, continuano a marcire.


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