(di Nicola Capodanno)
Il sentirsi parte della contrada nasce spontaneamente, di giorno in giorno, di gotto in gotto (sorso, ndr), dal mattino alla notte, proprio mentre ci si accorge che l'alba è già dietro ai tetti di questa piccola città. E così tra una chicchiera e l'altra conosci il mondo della Civetta, il suo cuore e la sua passione. Avvolto da un silenzio religioso partecipi emozionato ed incredulo al battesimo del cavallino nella minuscola chiesa di contrada, incastonata dentro ad un palazzo di pietra grigia del borgo. "Occolé vai e torna vincitore", pronuncia il parroco della contrada mentre i fedeli rispondono con un coro di incitamento: "ci-ci-vette!!!".
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Un rito che si ripete di Palio in Palio ma che questa volta è stato onorato dal baio moro che ha strappato la vittoria insieme al suo fantino Brio in una carriera che ha lasciato tutti senza fiato. Ma prima ancora della gara partecipi alla sfilata della Comparsa del Masgalano e ti accorgi che la tensione tra i civettini cresce sempre di più, tra momenti di pianto, gioia, commozione e nervosismo.
Quando arrivi al Campo ti rendi conto che la situazione per i senesi è diventata davvero ingestibile: talmente alta è la tensione che non riescono nemmeno a cantare e a inneggiare la propria identità. Sui palchi riservati ai contradaioli, dove nei giorni precedenti si cantava a squarcia gola per le prove e la provaccia, non si leva più nessun coro. "Non ce la fanno, sono troppo agitati", ti spiega la vicina di posto sul palco che sovrasta la mossa, il luogo sacro da dove vengono issati i canapi che segnano il punto di partenza della corsa. E mentre ripensi a quello che ti ha detto la tua compagna di balcone, che nel frattempo è diventata il tuo Cicerone per il Palio senese per la raffica di domande che le hai fatto, capisci che ha proprio ragione: sono agitatissimi. E quindi il pensiero torna indietro, torna a quello che hai vissuto in questi giorni. E come nell'attimo in cui un film si svela allo spettatore, in quel momento intuisco una minuscola parte dell'ampio e contraddittorio concetto di senesità.
Rivedo in un istante i bambini che piantonano nella notte il confine tra la Civetta e l'odiato Leocorno; il paggio Duccio che la notte prima della Comparsa fila a letto senza toccar vino tanta l'apprensione per il giorno del Palio; il barbaresco Andrea che difende il cavallo dalle incursioni dei turisti; l'ex capitano Roberto che entra in chiesa per la benedizione con lo sguardo teso e a capo chino; i ragazzi dell'economato che lavorano senza sosta per far sì che tutto vada liscio; E ancora, la portavoce Valentina e la sua adepta, l'australiana-senese Marta, impegnatissime nella vita di contrada; l'amica dell'Oca dai capelli verdi Margherita che di fondo sembra felice della vittoria dei civettini visto che la sorte ha deciso che la sua contrada non partecipi a questo Palio.
Insomma, una comunità che ti trascina dentro la sua collettività, che ti fa sentire protagonista di questa storia che si è colorata di trionfo. Stavolta i vincitori sono loro. Di diritto e con prepotenza tornano al centro della storia di Siena e riportano il cencio nel Castellare. Un momento unico e irripetibile che ti rende paradossalmente uno di loro. E' il trentasettesimo Palio vinto per la Civetta, il secondo dall'inizio del millennio. Tutti lo sognavano ma nessuno aveva il coraggio di ammetterlo adesso è successo e la contrada sarà a lungo in festa. rullo ai tamburi, ci rivediamo per la cena di Vittoria!