Il Giorno della Memoria visto con gli occhi dell’Ultimo elfo

Creato il 27 gennaio 2012 da Martinaframmartino

C’erano già state persecuzioni nei secoli passati. Micidiali persecuzioni. L’ultima volta li stavano solo spostando da un posto all’altro o, perlomeno, questa era stata la loro impressione. Potevano portare i libri con loro. Non doveva essergli sembrato così grave. Quando si erano resi conto di quello che stava succedendo, ormai era successo, ci erano talmente dentro… combattere non sarebbe servito a niente, solo ad aumentare la sofferenza…” (1)
Le persecuzioni per loro non erano una novità, come non era una novità l’essere guardati con sospetto, quando non addirittura con odio, dalle popolazioni in mezzo alle quali vivevano. Certo, non erano identici agli altri, avevano culture e persino un aspetto differenti, ma tutto quello che volevano era essere lasciati in pace a condurre le loro vite. Così avevano accettato con rassegnazione, ma senza troppi problemi, l’ennesimo piccolo sopruso senza riuscire a capire che quello sarebbe stato solo il primo passo di una lunga discesa verso l’inferno. Lo spostamento in un luogo destinato a loro, un luogo dove “li aspettava la morte per fame” (2).
E sfuggire a quel destino non è consentito perché, come Sajra fa notare al piccolo Yorsh, “Gli ebrei sono stati portati dentro i Posti da Ebrei da tempo immemore ormai. Credo che ci siano delle condanne mica da ridere se uno di voi se ne sta fuori” (3).
Quello era la loro giusta punizione, nulla più che una precauzione per salvare le persone dalla loro malvagità perché, come sa bene Rankstrail, “avevano tutte le conoscenze e (…) essendo in qualche oscura e invincibile maniera i padroni del mondo, non potevano che essere quindi gli artefici del suo dolore” (4).
Rankstrail sa che è giusto odiare queste creature diverse da lui, malvagie, anche se lo Scrivano Folle fa del suo meglio per seminare in lui i dubbi, e “l’idea che non tutto il male del mondo fosse dovuto alla malignità degli Ebrei e degli omosessuali lo affascinò per la sua logica, visto che Ebrei e omosessuali avrebbero dovuto essere di un’idiozia suicida per scatenare malanni che colpivano loro per primi (per non parlare poi delle ritorsioni degli Uomini), ma la teoria era talmente contraria al senso comune che la accantonò come inattendibile e balzana” (5).
Il senso comune dichiara – per ignoranza, per disperazione, per tornaconto personale, perché è più semplice fare quello che fanno gli altri piuttosto che fermarsi a pensare – che una minoranza è pericolosa, e questo sentimento impiega poco a trasformarsi in qualcosa in grado di guidare le azioni degli uomini.
Come spiega Naikli “quando la miseria inonda una terra, è facile cedere a chi promette protezione” (6), e se chi la promette lo fa indirizzando tutte le paure e i dolori di chi lo sta ascoltando contro un unico nemico ecco che nasce l’odio. “Quando la malasorte colpisce il Mondo degli Uomini, l’idea che il dolore sia affidato all’imprevedibilità del caso è impossibile da tollerare. Allora nasce la tentazione sciagurata e oscena di pensare che la realtà sia controllabile e che esista qualcuno che esercita il controllo, un qualcuno al tempo stesso tanto potente da causare le sciagure e tanto impotente da subire le nostre persecuzioni, tanto astuto da riuscire a comandare il mondo, e tanto sciocco da restare a renderne conto. Questo dà agli uomini l’illusione di essere padroni del destino: sarà sufficiente trovarli e annientarli, questi responsabili del dolore, perché la vita ritorni uguale a com’era” (7).
Ecco quindi i Posti da Ebrei, responsabili di tutte le sofferenze delle persone comuni, e alla fine la morte per fame.

Lo riconosco tranquillamente, ho cambiato alcune parole. Tutte le volte che Silvana De Mari ha scritto “Elfi” io ho scritto “Ebrei”, e tutte le volte che ha scritto “streghe” io ho scritto “omosessuali”. Ho cambiato due parole perché L’ultimo elfo e L’ultimo orco sono romanzi fantasy, e al loro interno non c’è nessun ebreo. Ci sono gli orchi, che “sono coloro che fanno scempio dei bambini e ridono delle loro grida e gioiscono della loro morte e dello strazio di chi li compiange” (8). Gli orchi sono coloro che si divertono con la sofferenza altrui, così come “gli scarafaggi sono creature che si schiacciano sotto gli scarponi chiodati” (9) e gli ebrei “periodicamente si svegliano e scoprono che anche se non hanno commesso nulla, durante la notte sono stati trasformati in scarafaggi” (10).
Quello che la De Mari fa con i suoi romanzi, e che io ho solo sottolineato cambiando due parole, è ciò di cui parlava J.R.R. Tolkien tanti anni fa nel famoso saggio Sulle fiabe: “I lampioni elettrici possono invero essere ignorati, semplicemente perché sono così insignificanti e transeunti. Le fiabe, in ogni modo, hanno cose più permanenti e fondamentali di cui parlare. Il lampo, per esempio” (11).
Il lampione, come Hitler e il Nazismo, è transeunte. Il lampo, come le ingiustizie e le sopraffazioni contro i più deboli, sono cose fondamentali, delle quali bisogna sempre parlare affinché si possa evitare di ripetere gli errori e gli orrori del passato. Con questo non s’intende che non bisogna ricordare l’orrore dell’Olocausto, per il quale il 27 gennaio è diventato il Giorno della Memoria, ma solo che è possibile parlarne anche attraverso lo specchio del fantastico. “Nell’Ultimo Elfo ho rappresentato l’odio del genocidio contro gli Elfi” (12), ha scritto la De Mari ricordandoci anche che “i luoghi della fantasy (…) non essendo le terre di nessuno possono diventare le terre di tutti” (13).
E così ecco che Yorsh, l’ultimo elfo, ci ricorda il tormento e la miseria di un popolo, odiato e temuto perché diverso dagli esseri umani in un tempo difficile per tutti. La famiglia di Yorsh e tutto il popolo elfico sono stati rinchiusi nei Posti da Elfi, che siano ghetti o campi di sterminio, e ridotti alla fame. La De Mari non parla esplicitamente di torture, non presenta orrori come quelli che ci ha tramandato la storia, ma non di meno nei confronti dei suoi elfi è stato commesso un genocidio.
La Germania era preda di una grave crisi economica, e ha seguito senza riflettere la guida di chi proclamava di poterla risollevare. Il mondo di Yorsh è vittima della carestia e segue figure, come quella del Giudice Amministratore di Daligar, che proclamano di poterlo salvare aizzando l’odio contro i più deboli e commettendo continuamente soprusi.
Il Giorno della Memoria vuole “ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati” (14). A suo modo lo fa anche la fantasy, in opere come L’ultimo elfo, dove Sajra e Monser salvano Yorsh, l’ebreo, a rischio della loro vita, o in L’ultimo orco, nel quale la De Mari continua con delicatezza e partecipazione a narrare nuove sfaccettature dell’orrore e a cercare una via d’uscita.

1) S. DE MARI, L’ultimo elfo, Adriano Salani Editore, Milano, 2010, pag. 189.
2) De Mari, op. cit., pag. 189.
3) De Mari, op.cit., pag. 34.
4) S. DE MARI, L’ultimo orco, Adriano Salani Editore, Milano, 2011, pag. 44.
5) De Mari, L’ultimo orco, pag. 62.
6) De Mari, L’ultimo orco, pag. 117.
7) De Mari, L’ultimo orco, pagg. 117-118.
8) De Mari, L’ultimo orco, pag. 44.
9) S. DE MARI, Il drago come realtà, Adriano Salani Editore, Milano, 2007, pag. 99.
10) De Mari, Il drago come realtà, pag. 99.
11) J.R.R. TOLKIEN, On Fairy-Stories, 1939, trad.it. Sulle fiabe, in Il Medioevo e il fantastico, Bompiani, Milano, 2004, pag. 219.
12) De Mari, Il drago come realtà, pag. 115.
13) De Mari, Il drago come realtà, pag. 129.
14) http://www.parlamento.it/parlam/leggi/00211l.htm



Potrebbero interessarti anche :

Possono interessarti anche questi articoli :