[anteprima da Utopia, blog di prossima realizzazione condiviso con amici]
Viviamo in un mondo dinamico.
È una normalissima constatazione, nessuna pretesa. Ogni nostra azione soggiace ad un vicendevole scambio di stimoli, idee, ispirazioni. Non occorre riflettere con particolare analisi, risulta più che evidente. Non si può comprendere a pieno, però, la squisitezza del pensiero proposto se non si riconduce l’intero discorso a studi che apparentemente non hanno alcun legame tra loro. Fisica. Si, perché “dinamico” è un termine in prestito, bonariamente in prestito. La dinamica, definizione alla mano, è un ramo che studia il moto dei corpi e le relative cause, partendo tuttavia da una premessa: le forze non sono la causa del moto ma producono una variazione dello stato di moto, ovvero quella che chiamiamo accelerazione.
Probabilmente a questo punto, ammesso che non mi si sarà già accusato di “incomprensibilità”, ci si porrà la domanda “dove vuole arrivare?”. Beh, provate a traslare il discorso qui sopra nell’ambito del ragionamento e della condivisione di idee. La comunicazione tra gli individui, lo scambio di idee, il reciproco e mutuo accrescimento della visione dello stato delle cose non sono la causa del moto di ognuno di noi ma producono una variazione dello stato di moto, ovvero quella che chiamiamo riflessione, che altro non è se non un’accelerazione del nostro pensiero?
Ecco. Ascoltando un intervento di una cara amica, mi è capitato di sentirle dire una frase che ha accelerato il mio pensiero. Che dico accelerato. Lanciato proprio.
“perché anche nella stessa etimologia, giovane, vuol dire che difende”
Che difende. Colui o colei che giova, che aiuta, colui o colei che difende. Quei che combatte. Colui che favorisce. Colui o colei che, e questa ha un significato molto più eroico, eccelle…colui che è forte.
Cominciamo con qualcosa di semplice, però. Un esercizio che mi ha accompagnato sin da quando ho cominciato a muovere timidamente i primi passi nella prateria delle parole è porre sempre un perché: domandarmi. Bene, domandiamoci. Che difende chi? Che difende da chi? Che difende cosa? Sono le prime tre domande che mi vengono in mente. Continuerò più in avanti con altre domande per poi lasciarvi con quella che da subito mi ha posto in dubbio.
La questione sembra banale e sembrerebbe anche banale la trattazione, certo. Opinabile. Eppure, ragionare sulla gioventù non è un esercizio così semplice. Perché? Perché gioventù spesso viene confusa con novità, viene confusa con somma presunzione con la giovane età, viene storpiata nell’immaturità, viene stuprata dal giudizio della saccenza stantia e marchiata senza alcuna giustizia acerba. Ancor peggio, poi, la gioventù viene usata. E diventa gioventù bruciata. E diventa gioventù ribelle. E diventa gioventù violenta. E diventa una merce ghiotta e di sicuro appiglio di giornalisti, letterati, di scrittori che d’ogni tempo e luogo hanno definito la gioventù come essere incompleti, come l’essere sciocchi, come la voluttà amorosa sensibile e quindi profittabile.
Chi difende e perché dovrebbe farlo? Che cosa difende e cosa lo spinge a difendere? E come difende? Cosa fa un giovane che chiunque altro non potrebbe fare? E cos’ha di tanto diverso un o una giovane da uno o una che si è scordata di essere giovane? Whitman, in Foglie d’Erba, realizza un manifesto della gioventù. La gioventù è affamata, cresce rapida...e lo dice perché esso stesso si riconosce tutto e nulla, maschio e femmina, mortale ed immortale, qui e lì, invitto: giovane. È ingorda di Vita. Nel petto dei giovani batte la sfida del domani e i giovani rispondono sempre a chiara voce. I giovani sono dei riccioli di erba fresca che spunta dalla terra. Noi, giovani, difendiamo. Difendiamo noi stessi. Difendiamo chi ci sta attorno. Difendiamo chi è stato prima di noi e chi sarà dopo di noi. Difendiamo. Che difende da chi, sarebbe la prossima domanda. Vorrei però prima rispondere a perché e come difendiamo. Perché e come. Non esiste un perché, è una chiamata. Non è nemmeno una scelta. È gettarsi. Non è decidere di fare, è fare. Nessuno decide di amare, si ama. Con una passione travolgente e con ineluttabile causalità. Nessuno decide di vivere, si vive. Alla stessa tregua, nessuno decide di essere giovane, si è giovani. È percepire i battiti del proprio cuore indicarti un cammino; ardere, farsi dominare da una fiamma imperitura ed eccezionalmente luminosa. Giacché si vede subito il giovane, si riconosce subito. Sia che abbia 16 anni, sia che ne abbia 60 di più. Come? Con il suo personale contributo, con il suo carattere, con la personalità…usando cioè quella combinazione di variabili che rendono ogni essere umano un’improbabilità statistica vivente e che quindi è sinonimo di unicità.
Che difende da chi? Questa è più complessa come domanda. In primo luogo dal giovane stesso. Perché ogni giovane, in differente misura, è profondamente idealista. Ed è un bene che sia così. È necessario che sia così. Il giovane non è ancora stato del tutto insozzato dalle menzogne di chi non ricorda di essere giovane, di chi cerca disperatamente e goffamente di darsi una sembianza di giovane, di chi prova ostinatamente a comprarsi una qualità che ha a che vedere con l’intima essenza svelata alla nascita di ognuno di noi. Il giovane crede. Il giovane sogna. Il giovane spera. Senza ondate di giovani, di menti fresche, di braccia che non si sottraggono a qualsivoglia lavoro, di cuori che battono e di forti volontà che si ergono come bastioni in un deserto di angosce e di cinismi sterili, dove saremmo? Dove saremmo senza l’impegno e il sacrificio di giovani uomini e donne che hanno imbracciato le sorti di una causa e sono diventati, con il loro carattere, con la loro personalità, aggiungendo quel qualcosa che ognuno di noi ha e accresce ogni giorno, eminenti scienziati, validissimi medici, illustrissimi poeti, lungimiranti uomini e donne di una società dinamica e in continua espansione?
Non v’è bisogno di sforzarsi tanto. Ogni giorno vediamo lugubri e grotteschi esempi di chi prova a dare un valore monetario alla gioventù. Chi prova, scioccamente, a ricercare la bellezza di un o di una giovane, ricorrendo ad un qualcosa che mira all’estetica e non all’essenziale. Stoltezza. Vediamo gente d’ogni dove pronta a comprare come merce al mercato, l’ultimo elisir che prometta loro di raccontarsi ancora una volta una grande bugia. Vediamo ragazzi e ragazze che non sono più giovani, che seguendo altri hanno perso la loro strada. Che non vedendo la gioventù dentro di loro, la cercano in simboli, la domandano a fantomatiche maschere che ogni giorno salgono su un palcoscenico per farsi plaudire. Vediamo ragazzi e ragazze che emulano chi non ricorda di essere giovane e, paradossalmente, gli uni sono legati agli altri. I primi perché vorrebbero essere considerati usati, vissuti, già non giovani, procedono a tentoni facendo propri comportamenti che li rendono uguali, una massa informe ed indistinguibile di non persone, di non giovani, mentre i secondi perché vorrebbero capire come poter rubare ai loro schiavi la linfa che tanto manca a loro.
Cosa si riconduce a ciò che è giovane? Un amore giovane. Una passione giovane. Una mente giovane. Una notte giovane. Un ideale giovane. E quindi un amore coraggioso, che getta il proprio cuore al di là del possibile. Che non si ferma a considerare quello che è fattibile ma procede oltre. Una passione giovane, e quindi una passione instancabile, determinata, avara. Una passione che non conosce tempo e spazio se non i propri. Una passione che divora ogni cosa vi sia accanto. Che brucia ogni cosa che vi sia vicino. Una mente giovane, una mente fresca, che non si lascia ingannare, capace di leggere dove gli altri, quelli che han dimenticato di essere giovani o si son fatti convincere di non esserlo più, non vedono nemmeno il foglio. E ancora, una notte giovane. Una notte impavida. Una notte morbida. Una notte tenera. Perché c’è anche molta tenerezza nella forza di ogni giovane. Una notte in cui poter dormire e sognare o una notte in cui, con la luce ancora accesa, si cerca disperatamente di finire il libro dicendosi “va beh, arrivo al paragrafo e poi smetto”…che tanto lo sappiamo bene, noi giovani, che dopo quel paragrafo non ci possiamo fermare, perché c’è il successivo.
Ancor più forte, un ideale giovane. Un ideale che non ha padroni. Che nasce libero e genuino come un giovane. Che ancora non è e quindi che, proprio come un giovane, ha tutte le possibilità del divenire. Un ideale che batte nel petto di un giovane. Un ideale che ancora non ha alzato un muro dividendosi da tutto il resto. Un ideale che accolga con un sorriso e un caldo abbraccio, esattamente come farebbe un qualsiasi giovane. Un ideale che risveglia i cuori in un fremito vigoroso e improvviso, come un bacio rubato di quelli cui solo un giovane può osare tanto. Un ideale che vive nella meraviglia dell’adesso, perché come un giovane sa, tutto quello che conta è esserci, ora.