Il giovane favoloso

Creato il 23 ottobre 2014 da Eva Gatti @avadesordre


Pur apprezzando molto l’immagine che si delinea di Leopardi nell'ultima fatica di Mario Martone, ci sono alcune scelte registiche che non ho apprezzato fino in fondo: una certa mancanza di originalità autoriale che mi ha rimandato ad altri registi, ad esempio ho ritrovato un afflato un po’ troppo alla maniera di Malick nelle sequenze del poeta estasiato dalla natura e poi mi ha urtato la colonna sonora che invece leggo essere molto apprezzata o quanto meno citata: le sonorità sono belle ed adatte al film ma mi ha sconcertato il fatto i testi fossero in inglese in un film su uno dei massimi poeti italiani ambientato in un periodo storico in cui la nascita dello stato italiano era un’impellenza, in altre parole trovo che la lingua italiana sia un tema portante della pellicola che dovrebbe rientrare anche nella colonna sonora.
Il Giovane Favoloso è film diviso in due parti speculari, la prima racconta l'infanzia e ancor più l'adolescenza di Leopardi, la seconda si concentra sul soggiorno fiorentino e soprattutto sugli ultimi anni di vita del poeta trascorsi a Napoli, dove morì nel 1837.
La prima parte racconta la costrizione del giovane Leopardi nell'angusto mondo recanatese, soggetto alle oppressive leggi familiari imposte dall'austera madre Adelaide Antici e dal reazionario padre Monaldo che spingeva i figli a istruirsi salvo poi impedire loro la libertà di pensiero e soprattutto d'azione. Se Giacomo, in virtù delle sue qualità osa infrangere il rigore paterno, in quanto donna tutta la mia comprensione è andata a Paolina Leopardi destinata a obbedire ancor più rigorosamente e l'impazienza mista a rassegnazione ben trapelavano dall'interpretazione di Isabella Ragonese.
Alla prima parte in cui è l'ambiente natale a frenare gli slanci di Leopardi fa da contraltare la seconda dove è la società e la salute a rendere infelice il protagonista: pur riconoscendogli il merito di essere un ottimo poeta anche il mondo letterario si stanca ben presto del pessimismo leopardiano attribuendolo alle sue disgrazie fisiche. Con lo stesso slancio Leopardi si ribella alle diverse costrizioni che segnano la sua parabola esistenziale e dal film di Martone emerge la figura di un uomo che nel suo pessimismo cosmico non viene meno alla capacità di amare anche quelli che sono involontariamente i suoi carnefici, il padre e l'amico Antonio Ranieri con cui condivide gli ultimi sette anni di vita anche se è il suo peggior rivale in amore in forza della sua prestanza fisica ottimamente resa da Michele Riondino.


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