Il giro del mondo in…streaming

Creato il 28 agosto 2013 da Lundici @lundici_it

Viaggi. C’è chi ne fa così tanti da poter seriamente valutare di mettere su una famiglia allargata ad alta quota. Qualcosa tipo un nucleo affettivo organizzato alla buona fra la simpatica hostess 32enne di Baltimora, il pilota panciuto magari promosso ad amico di vecchia data, ed una manciata di punti mille miglia come reddito annuo lordo. Ogni aeroporto come casa, ogni check in fatto con la stessa disinvoltura con cui si scenderebbe a gettare la spazzatura in cortile, ogni gate che sa di già visto e rivisto.

C’è chi di viaggi decide di farne pochi. Una meta all’anno, o al massimo due. E i motivi possono essere i più diversi: avversione per tutti i luoghi in cui l’aria non profumi di spaghetto allo scoglio; immotivato attacco di panico generato dal suono del microfono degli annunci di arrivi e partenze; senso di scazzo ogni volta che c’è da recuperare la valigia e pare si inneschi una gara all’ultimo sangue per aggiudicarsi il primo posto “vista nastro” (come se poi l’aver imbarcato una Samsonite color porpora con lucchetto fluo non sia già di per sé un deterrente imbattibile contro eventuali tentativi di furto); difficoltà ampiamente accertata a realizzare il combinato disposto “fine settimana/pochi vestiti” (più complessa della pratica “Evita una valigia a grandezza uomo” c’è solo la pace in Libia, e questo è universalmente riconosciuto); paura ladra e indomabile delle fasi di decollo e di atterraggio; improvvise botte di nostalgia che assalgono dal controllo alla dogana fino all’ultimo tramezzino consumato in territorio straniero, e che rendono una semplice vacanza un amarcord a tinte noir. Insomma, chi più ne ha più ne metta.

C’è poi chi i viaggi li vorrebbe anche fare, ma ogni volta perde a tavolino l’infame faccia a faccia col conto in banca. Magari sognava Miami, e si deve accontentare di Gallarate. A dicembre pianificava il coast to coast New York/Los Angeles, e ora deve accettare che al massimo potrà riadattarlo a quello casa/lido turistico dal tariffario indulgente.

Succede. Sempre di più e sempre per più persone. Ci raccontano che la crisi abbia tagliato le ali a mezzo mondo eppure, per alcuni, le ali del jet privato sono sempre pronte al decollo. Perché ci raccontassero pure quello che vogliono, ma questa è la realtà nuda e cruda. Questa crisi s’è fatta bene i suoi conti e ha agito come il più bieco degli opportunisti. Si è astenuta dall’intaccare i progetti a 7 stelle di alcune fasce di persone che al massimo collegano la parola “crisi” a quella di mezza età della suocera … per tenerseli buoni “che non si sa mai”. E invece è piombata a bomba dopo un doppio carpiato sulla maggior parte delle persone, che le stelle al massimo ce le hanno attaccate con il nastro adesivo al frigo o aspettano di vederle cadere il 15 agosto.

Volendo restare lontano da facili moralismi o dalla favoletta “ricchi contro poveri” che ormai non convince più neanche i ciuccio/passeggino-muniti, penso solo a come le cose siano cambiate (e se una frase del genere la scrivo io, ancora in fasce, allora il campanello d’allarme dovrebbe suonare ad un tono maggiorato almeno del triplo perché qui “so cazzi”).

Fino a qualche anno ci si salutava a fine giugno con la consapevolezza di riabbracciarsi agli inizi di settembre perché l’estate di 3 mesi, il Capodanno di 15 giorni netti, la Pasqua con annessa gita fuori porta di almeno 7 giorni, non erano realtà lontanissime o rare quanto un programma di qualità su Canale 5. Fino a qualche anno fa, senza la seccatura degli Instagram e social di turno con cui qualcuno spreca più tempo a raccontarla in immagini la propria vacanza che a godersela, c’era l’attesa del caffè del ritorno nel bar col proprietario chiacchierone ma che fa colore, in cui ci si aggiornava su tutto: racconti intrisi di realtà quanto di finzione, di fatti accaduti davvero e di altri intravisti in una commedia di serie B, ma abilmente resi credibili, farciti di risate e di foto inedite da mostrare solo a chi merita e non sul web a 3 continenti su 6.

Fino a qualche anno fa, queste preziose dinamiche erano ancora ben visibili. Oggi, agosto 2013, ho appena assistito a due amici di vecchia data che commentavano in una “whatsAppata” veloce la loro estate per poi salutarsi con un: “Poi mi racconti meglio verso novembre che scendo, tanto il resto lo vedo sul tuo profilo FB”. Che amarezza. E di chi è la colpa? Della crisi a cui tanto ci si appella? Dei ritmi di vita cambiati tanto da puntare al risparmio pure su un aperitivo di riassestamento con quello che ieri era “come un fratello”? Dei social e della mania ossessivo-compulsiva a fotografarsi anche sul cesso per rendere palese a tutti che non è quello di casa e che quindi pure noi ce ne siamo andati in vacanza ? Di niente di tutto questo o invece di una diabolica combinazione di tutto questo? We’ll never know it.

Fatto sta che qualcuno c’ha fatto la sua fortuna col titolo “Giro del mondo in 80 giorni” mentre qui, ora, a conti fatti, mi sa che per schiere di persone l’unico viaggio intorno al mondo davvero realizzabile sia quello low cost e che necessita solo di 3 accessori da imbarcare : copertura wifi, cuffiette comode, ed un pc sintonizzato sul più fornito sito di film streaming, che almeno il mondo te lo raccontano in scene avvincenti, col supporto di sceneggiature più o meno soddisfacenti, e sopra
ttutto senza presentare un conto a 3 cifre a fine proiezione.

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