Il giudice Paul Coleridge, della Family Division (che si occupa dei casi relativi alle famiglie, quindi anche di divorzi) è arrivato a definire il divorzio una “calamità”, responsabile della lacerazione della società britannica. Lo scopo prefissatosi da Coleridge è «dar vita ad un movimento nazionale con l’obiettivo di cambiare l’atteggiamento su tutta la linea di tutta la società, così da migliorare la vita di tutti noi, soprattutto dei bambini». Embrione di questo movimento è la Marriage Foundation, il cui ruolo è la pretesa di politiche governative atte al supporto delle coppie sposate e vicine al matrimonio, con il fine di “rafforzare le istituzioni per il beneficio dei bambini, degli adulti e della società in toto.”
Coleridge vuole infatti agire prima che la situazione si faccia irrecuperabile (con 3.8 milioni di bambini coinvolti in cause di divorzio ogni anno, già ora), dopo aver visto la situazione farsi sempre peggiore: è sostenuto da un buon numero di avvocati, soprattutto a fronte degli studi che hanno mostrato chiaramente i danni subiti dai bambini a causa del sistema giudiziario riguardante le famiglie. Un decimo dei bambini coinvolti ha infatti dichiarato di aver pensato al suicidio, di essersi sentiti “isolati” e “usati”, mentre un terzo di essi ha invece dichiarato di essere stato tentato a rivolgersi alla droga o all‘alcool; un altro 10%, inoltre, è stato coinvolto nel crimine.
Uno dei problemi principali risiede nel fatto che il sistema, ponendo in opposizione i due coniugi, spinge ad usare i bambini, gettati in mezzo a due poli, per vincere la causa: è frequente che un genitore convinca il proprio figlio a mentire o a spiare l’altro: di fatto, rileva il giudice, l’attuale sistema giudiziario incoraggia il conflitto, ed è necessario, per il bene dei bambini in primis, risanarlo.
Michele Silvi