Soddisfazione viene espressa dai membri del sodalizio “Amedit – Amici del Mediterraneo”, che da anni vedono nella lotta alla mafia e a tutte le forme di criminalità uno dei principi base che ispirano l’azione socio-culturale spesa sul territorio. “La cultura – dice il presidente Giuseppe Maggiore – è un vento di riscatto che deve muovere le singole coscienze, facendole uscire dalle gabbie di uno sterile individualismo verso la formazione di una coscienza collettiva capace di ribellarsi ad ogni forma di ingiustizia e oppressione. Troppo a lungo questa terra è stata nel giogo dei poteri criminali; ancora troppo forti sono i legacci con cui la malavita organizzata tiene in scacco ogni nervo portante della società, impedendogli di progredire, di poter prosperare e di riuscire a garantire un futuro sano e dignitoso alle nuove generazioni. La mafia è un cancro che corrode la società civile dal di dentro, insinuandosi dappertutto, e soprattutto nei centri di potere, primo fra tutti lo Stato. Ma la mafia, ancor prima di un’organizzazione criminosa è un sistema di pensiero che in modo ancora più subdolo si instilla nella coscienza individuale e collettiva, tanto da renderla “un dato di fatto ineluttabile” un sistema con il quale si deve convivere, fino quasi ad apparire naturale che ci sia.”. “Come cittadino e come operatore culturale – afferma il membro dell’AMEDIT, Luca Bardaro – sento l’obbligo morale di dover fare tutto ciò che è nelle mie possibilità per dare un personale contributo a questa lotta. Lo devo alla mia famiglia, ai miei figli, per i quali desidero un futuro dignitoso e da persone libere di poter realizzare le loro ambizioni e i loro sogni, senza dover soggiacere a determinati compromessi con un certo sistema corrotto. Il 19 luglio sarò a Palermo con la mia famiglia per riaffermare questa volontà, questa determinazione di libertà; e sarò fiero di poter abbracciare questo nostro nuovo “concittadino palagonese” che è il giudice Di Matteo.
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