Se guardiamo a un quadro narrativo più ampio, Il giudice e il suo boia, sembra svolgersi giusto qualche giorno prima di ciò che leggiamo ne Il sospetto (che, in effetti, viene pubblicato l'anno dopo): il commissario Bärlach deve subire un intervento di cui abbiamo notizia proprio nella prima pagina dell'altro romanzo. L'operazione gli darà ancora un po' di tempo davanti a sé, ma prima deve risolvere il mistero di Schmied, giovane e validissimo poliziotto suo amico, morto in circostanze misteriose durante una sera libera dagli incarichi della centrale.
Ci si imbatte così in Gastmann, un pericoloso criminale che Bärlach insegue da una vita e di cui conosce la sfrontata violenza, e in tutto un mondo che sembra occultarsi nei boschi elvetici senza lasciare traccia di sé. Guidato dal dottor Lucius Lutz, docente di criminologia con ampia esperienza in America e perciò scoraggiato dallo stato della scientifica in Svizzera, e accompagnato dal giovane e caparbio Tschanz, Bärlach dovrà affrontare non solo un assassino, ma anche i propri discutibili trascorsi e una promessa per la vita. Sembra che proprio dall'esito di questa promessa possa prendere avvio un intero filone per Dürrenmatt, anche se poi i titoli pubblicati sul filone sono ben pochi.
Il giudice e il suo boia è un po' lento a svolgersi e sembra precipitare dalla seconda metà in poi. I personaggi sono pochi, disegnati con nettezza, senza troppi orpelli psicologici. Sembra che Friedrich Dürrenmatt si ostini a tratteggiare le sue figure nella loro essenza, limitando e quasi censurando l'analisi diretta dei motivi e dei moventi. L'impianto introspettivo è semmai dialettico (e credo risenta molto dell'attività drammaturgica dell'autore): nasce dal confronto tra le voci, le quali risultano tutte, in fin dei conti, molto ben delineate. Forse la topografia della regione è un po' più opaca per chi non la conosca, ma il ragionamento fila lo stesso.