Ecco quindi come nasce la nuova campagna montata dalla stampa di destra e, in particolar modo, da quella pagata da Silvio Berlusconi e dalle sue aziende: Libero e Il Giornale. I due giornali editi dalla famiglia Berlusconi stanno spostando l’attenzione, o quanto meno cercando di, dall’enorme scandalo della condanna del loro padrone, finalmente riconosciuto colpevole dopo anni di rinvii, prescrizioni e leggi fatte su misura, ad uno scaldaletto che sarebbe pura grave ma, che paragonato al primo, scompare per dignità di notizia e conseguenze politiche: la questione del giudice Esposito.
Non sono qui a disquisire sulla figura del giudice che, certamente, ha peccato quantomeno di leggerezza. Vorrei soltanto evidenziare la mole di titoli, articoli, post multimediali che Libero e Il Giornale stanno sparando contro il giudice nel tentativo, ahimè per loro, fallito in partenza, di offuscare e ridurre la portata della notizia della condanna del loro datore di lavoro.
La questione è politica, non tanto nell’ottica squisitamente morale della colpevolezza del capo della destra italiana quanto nella misura della qualità dell’informazione italiana. Credo che definire giornalisti personaggi come Sallusti e Belpietro sia davvero un atto di estrema generosità lessicale.
Luca Craia