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Il giurista Marco Giampieretti a Pordenone: attuarla, più che modificarla, la Costituzione

Creato il 14 novembre 2013 da Gaetano61
Il giurista Marco Giampieretti a Pordenone: attuarla, più che modificarla, la Costituzione
Invitato dall'Anpi di Pordenone a tenere una conferenza sul tema: "La Costituzione tra esigenze di attuazione e proposte di modifica", il giurista ed esperto di diritto costituzionale dell'Università di Padova, Marco Giampieretti (la prof. Lorenza Carlassare non era presente per motivi di salute), ha tracciato ieri sera a Pordenone un quadro complessivo di tutto ciò che si muove nel dibattito pubblico attorno alla nostra Carta fondamentale. 
Giampieretti ha sostenuto che, prima ancora di pensare ad una riforma della Costituzione, si dovrebbe parlare di una sua attuazione, con riferimento, ad esempio, a quanto stabilisce l'art. 36 - 1° comma: «Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa», se solo si pensa a quanto ammonti, per fare un esempio, lo stipendio di un impiegato di un call center; oppure l'art. 49«Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale», ove il riferimento al "metodo democratico" deve intendersi anche alle regole di vita interna dei partiti, in particolare ai metodi di selezione della classe dirigente e di assunzione delle decisioni, anche questo un obiettivo, per usare un eufemismo, ancora da raggiungere per molti partiti attuali
Giampieretti non si è nascosto l'esigenza che in alcuni punti la Costituzione abbia bisogno di modifiche: dal superamento del bicameralismo perfetto (due Camere con gli stessi poteri), alla previsione di una Camera espressione delle Regioni, ad uno snellimento del procedimento legislativo. Sul modello presidenzialista o semi-presidenzialista, che da molte parti viene evocato, il relatore ha affermato che, con un presidente eletto direttamente e con poteri di indirizzo politico, verrebbe meno la figura del presidente "garante" del gioco democratico, come è quello previsto dalla Costituzione vigente. In particolare, il modello semi-presidenzialista alla "francese" più che dare speditezza al sistema decisionale, introdurrebbe elementi di squilibrio: da una parte un presidente eletto direttamente dai cittadini, dall'altra un primo ministro ed un governo legato da un rapporto fiduciario con il Parlamento, determinano un sistema ad alta tensione se la maggioranza che ha eletto il presidente non coincide con quella che esprime il Parlamento. 
Giampieretti si è soffermato anche sul procedimento di revisione costituzionale, regolato dall'art. 138 della Carta, procedimento che l'attuale maggioranza parlamentare delle "larghe intese" sta modificando, prevedendo una commissione parlamentare ad hoc composta da quaranta tra deputati e senatori, con un dimezzamento dei tempi di approvazione del progetto finale di modifica (da tre mesi a quarantacinque giorni, qui, il testo del ddl costituzionale). Ciò che sarebbe necessario, al contrario, secondo Giampieretti, sarebbe un "aggravamento" della procedura: l'art. 138, così come formulato dai costituenti nel 1946/47, ha previsto, nella seconda lettura, l'approvazione del progetto di riforma con la maggioranza assoluta dei componenti delle assemblee di Camera e Senato; nella vigenza di un sistema elettorale di tipo proporzionale, nessun partito poteva disporre della maggioranza assoluta dei seggi parlamentari, con la conseguenza che qualsiasi ipotesi di revisione costituzionale sarebbe dovuta passare da un confronto con l'opposizione; con l'introduzione del sistema elettorale maggioritario (dal 1994) e poi proporzionale con premio di maggioranza (il famigerato "porcellum", in vigore dalle elezioni del 2006), il partito o la coalizione dei partiti vincenti, con la maggioranza assoluta dei seggi alla Camera dei Deputati può anche "disporre" della Costituzione, prescindendo dalla ricerca del consenso delle opposizioni.  
In conclusione, una relazione, quella di Marco Giampieretti, che ha saputo fare luce su molti luoghi comuni che si muovono attorno alla Costituzione ed alle varie ipotesi di revisione, cercando di riportare il dibattito più sulla sua attuazione e su poche e circostanziate modifiche.

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