Il golpe borghese

Creato il 09 dicembre 2010 da Ilsegnocheresta By Loretta Dalola

Un golpe che avrebbe dovuto rovesciare la democrazia e instaurare in Italia un regime militare raccontato su Rai 3 nella rubrica di approfondimento storico del nostro Paese: “La storia siamo noi” condotta da Giovanni Minoli.

Con “golpe Borghese” si indica un colpo di Stato tentato in Italia durante la notte tra il 7 e l’8 dicembre 1970. Borghese, era stato il comandante della Xª Flottiglia MAS che dopo l’8 settembre 1943 aveva aderito alla Repubblica di Salò.  Squadre di estremisti di destra extraparlamentare del Fronte Nazionale e dell’Avanguardia Nazionale, guidati dal principe Julio Valerio Borghese, detto anche “il principe nero” puntano dritti al cuore delle istituzioni repubblicane. La macchina del golpe si mette in moto e una colonna di 200 guardie forestali marcia verso Roma mentre un commando dei cospiratori e’ già penetrato nel Viminale, facendo irruzione nell’armeria e impossessandosi di oltre 200 armi.

Al centro del programma  politico dei cospiratori c’è la visione anticomunista dove i nemici (comunisti) vanno sterminati perché rappresentano una minaccia continua. Nella notte del golpe la vita democratica italiana vive ore di suspence, è in atto un complotto pianificato nei minimi dettagli per l’assalto ai centri nevralgici del potere dello Stato: ministeri dell’Interno e della Difesa, la sede della RAI, le centrali di telecomunicazione e le caserme sono presidiate in attesa dell’ordine di attacco, ma quando scatta l’ora decisiva tutte le forze mobilitate per il golpe sono richiamate a rientrare nei ranghi.

Tutto si rimette a posto e nessuno si accorse di nulla.

A 40 anni da quegli incredibili ed inquietanti fatti, un’inchiesta di Giovanni Minoli, ricostruisce quel tentativo di Golpe.

Una storia oscura, piena di misteri e di interrogativi che vede coinvolti non solo la Cia, ma anche i più alti vertici militari, l’imprenditoria, la politica, i servizi segreti. Ed anche la Mafia e la P2.

Tra i protagonisti dell’inchiesta dagli incredibili colpi di scena: Giulio Andreotti, allora ministro della difesa, Gianadelio Maletti, ex capo del controspionaggio militare (oggi rifugiato a Johannesburg) e Adriano Monti, il congiurato che per la prima volta svela davanti alle telecamere i retroscena dell’operazione compreso il rapimento del Presidente della Repubblica italiana.

A quarant’anni da allora, un affascinante giallo storico che solo la politica italiana poteva scrivere e che come spesso accade non ha ancora scritto la parola: verità.


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