Il governo della paura

Creato il 11 novembre 2011 da Albertocapece

Diciotto anni fa molti erano contenti e pochi terrorizzati: finalmente ai politici ladri e incapaci subentrava un imprenditore, un self made man che sapeva come far funzionare e guadagnare un’azienda, dunque avrebbe fatto miracoli per un’Italia che si era appena salvata da un crisi tremenda. I pochi terrorizzati sapevano che non c’è niente di più lontano dal governare uno Stato che reggere un’azienda.

Ma per quasi due decenni il mito di una modernizzazione del Paese, di una svendita di diritti in nome dell’efficienza, della pragmaticità al posto degli ideali, dell’uomo solo al comando, del tycoon che non ha bisogno di rubare, dell’andate e arricchitevi senza farvi troppi scrupoli dei lacci e laccioli  che altrove si chiamano leggi e regole, ha tenuto banco grazie anche allo scenario mediatico. A tal punto da disfare la sinistra dentro una specie di sulfurea macedonia dove vecchi ideali venivano man mano ricoperti dallo zucchero liberista.

A poco è servito il fatto che l’Italia crescesse quasi niente, mentre Mediaset guadagnava a più non posso, che scalassimo all’indietro tutte le statistiche internazionali, che si allargasse a dismisura la forbice dei redditi, che i governi dell’unto facessero poco o niente se non cose che interessavano alla sua corte di servi e clientes, che il lavoro fosse sempre più incerto e umiliato, che il debito pubblico si gonfiasse pericolosamente durante i suoi tre governi di 257 miliardi, senza ovviamente tenere in conto gli interessi e l’ultimo mese di passione finanziaria che ci ha portati al tracollo.

Anche la sempre maggiore consapevolezza ed evidenza che Berlusconi fosse piuttosto di un self mafia man e il rappresentante di quella imprenditoria collusa e intrecciata con la politica, è riuscito a scuotere tutta la nefasta mitologia berlusconiana. C’è voluto il concreto pericolo del fallimento oltre che la sua intemperanza da autocrate puttaniere per scuotere il Paese.

E adesso, di nuovo dentro la tempesta, nulla è cambiato, nessuna lezione è stata appresa. Chi meglio di un banchiere di uomo della finanza  ci libererà dai politici ladri che ci hanno portato alla rovina? Inutile dire che il banchiere e il finanziere farà gli interessi delle banche e della finanza in cui è introdotto ai massimi livelli di responsabilità. E usando le stesse ricette che hanno prodotto la crisi. Ma la paura ci attanaglia e dopo aver scoperto che il salvatore precedente è stato incapace o ha tradito il Paese, ecco che ci aggrappiamo a un altro che in nome della modernizzazione, dell’efficienza, della meritocrazia che in questo Paese pretendiamo sempre dagli altri, finirà per compiere il lavoro di massacro. Taglierà altri diritti, metterà in mobilità i dipendenti pubblici, diminuirà i salari, aggredirà il welfare senza nemmeno sognarsi di mettere in piedi sistemi di sostegno alternativo. Perché un banchiere chiede sempre la restituzione del debito  con gli interessi senza fare sconti. Tanto più un banchiere non eletto, ma inviato da altri banchieri che hanno a cuore solo il pagamento di capitali e interessi. Esattamente come in Grecia. E non è un  caso che sia Monti, sia Papademos ad Atene, i due “commissari della Ue”,  vengano dalla stessa “scuola” di Zbigniew Brzezinski, fondatore della Trilateral, (di cui Monti è presidente europeo), teorizzatore del “contenimento della democrazia”,  oltre che foraggiatore di Osama Bin Laden, tanto per citare qualcosa che ne testimoni la straordinaria preveggenza.

Ma la paura è paura e anche se Monti costituirà solo un temporaneo ristoro ai nostri spread, apre un ennesimo capitolo di non politica e un’altra illusione. Così ancora una volta molti sono contenti e pochi terrorizzati.  Un dopo Berlusconi molto triste, molto diverso da quello che si poteva sperare. Ma la paura prima di tutto e poi bisogna essere pragmatici. Come ci ha insegnato l’unto.


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