Con il lodo Hobbit, la Nuova Zelanda ha evitato una crisi occupazionale e internazionale senza precedenti.
Ci sono voluti giorni di trattative serrate , l’intervento accorato del primo ministro John Key e l’appello del regista Peter Jackson , con il Parlamento di Wellington chiamato a votare in seduta notturna alcune modifiche legislative in materia di lavoro , misure avversate dai sindacati ma espressamente richieste dalla potenza straniera che minacciava di depennare i kiwi dalla lista dei Paesi amici. Quale? Non si sa.
Una storia che ha tenuto in sospeso le massime autorizzazioni neozelandesi nella scorsa settimana. Il pericolo è scongiurato : La Warner Bros non girerà i suoi due nuovi film tratti dalla saga del Signore degli Anelli nell’Europa dell’Est , come paventato a settembre.
Non cambia il set che ha incantato milioni di spettatori nei primi anni 2000. Dopo un lungo braccio di ferro la major americana ha ottenuto quello che voleva : meno tasse e mano libera sulla contrattazione con l’esercito di tecnici , comparse e altri uomini dietro ad un film che formano l’indotto di una grande produzione cinematografica.
Il premier John Key fa il salvatore della patria “Girare qui la serie degli Hobbit significa non soltanto preservare l’occupazione di migliaia di neozelandesi ma anche mantenere il nostro Paese nella scena mondiale”.
L’economia neozelandese, però, se la passa male e la ripresa non arriva. Ma la location di un film hollywoodiano è così importante da mobilitare le istituzioni di un Paese democratico e modificato le leggi. Wellington si tengono stretto il tesoro di Tolkien. Questo perché la produzione di due film vale 500 milioni di dollari , e quindi tutta l’operazione potrebbe portare un altro miliardo nelle casse , stando quando dice il Financial Times.
Poi c’è il fattore turismo , che ha soppiantato l’industria casearia in cima all’export neozelandese. Il cinema è un fantastico testimonial : il 10% che arrivano ad Auckland e dintorni sono mossi da paesaggi ammirati al cinema.
Un set così prezioso ha fatto fare una legge pro-Hollywood e bypassare i sindacato dello spettacolo che volevano un contratto collettivo. Quando la major ha detto che voleva andare in Ucraina a girare i film, il Parlamento ha capitolato e modificato una legge del 2000: i dipendenti perdono lo status di dipendenti per assumere quelli di contractor, insomma professionisti indipendenti.
Grazie al lodo Hobbit non si potrà fare causa ai produttori per il mancato rispetto dei vincoli di legge. L’opposizione è contro la legge “E’ indegno che il Parlamento debba riunirsi su ordine della Warner Bros” accusano i Verdi.
Ciliegiona sul contratto , la Warner ha ottenuto particolari agevolazioni fiscali : sgravi per 20 milioni di dollari. I laburisti accusano il governo di aver venduto i lavoratori ad una corporation straniera. Peter Jackson, invece, plaude al governo e accusa i sindacati di irresponsabilità.