Intanto il brutto "quarto d'ora" dell'Italia non si arresta. E le misure “brutali” varate dal governo gravano sulle tasche dei cittadini. Nelle più rosee delle intenzioni la riduzione delle aliquote Irpef (dal 23 al 22% e dal 27 al 26%) dovrebbe far risparmiare ai contribuenti 6,5 miliardi di euro, compensando l'aumento dell'Iva. Ma, ha avvertito in questi giorni la Cgia di Meste, potrebbe anche trattarsi di uno specchietto per le allodole. L’effetto composto della riduzione dell’Irpef, dell’aumento dell’Iva, dell’introduzione della franchigia e del conseguente taglio delle deduzioni e detrazioni fiscali – è il calcolo della Cgia – costerà alle famiglie italiane 2,5 miliardi di euro. Un'eccessiva pressione fiscale, nell'immediato, non aiuta né imprese, né famiglie. Tuttavia il voto di mercoledì in Senato al ddl corruzione (che ora passa alla Camera) è un'ottima notizia. Sebbene ancora monco di alcuni provvedimenti ritenuti fondamentali (ma la ministro della Giustizia Severino ha assicurato ulteriori interventi in materia) è un inizio che fa ben sperare. La corruzione è tra i peggiori tappi alla crescita – parafrasando lo stesso Monti –, pesa negativamente per 60 miliardi di euro e, come ricorda Il Sole 24 Ore, riduce gli investimenti stranieri del 16%, blocca le imprese e comprime il reddito del 2,4%. Una misura tanto importante stava riscontrando non poche difficoltà sulla via dell'approvazione e probabilmente la sterzata è avvenuta a causa delle ultime impietose vicende politiche. Ma ciò che conta è il risultato, essendo l'Italia collocata al 67esimo posto della classifica mondiale sulla corruzione percepita (paesi come Ghana e Rwanda sono avanti a noi, per dire). E su questo tema non si può perdere altro tempo. Non c'è agenda che tenga, insomma. Dovrà essere un provvedimento su cui – sempre chi verrà dopo Monti – dovrà accertarne senza troppi fronzoli la corretta applicazione.
(anche su T-Mag)
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