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Il Governo va in default. Ora ci vorrebbe un De Gaulle, ma dovremo accontentarci delle mezze tacche cattocomuniste

Creato il 08 novembre 2011 da Iljester

Il Governo va in default. Ora ci vorrebbe un De Gaulle, ma dovremo accontentarci delle mezze tacche cattocomuniste

Qualcuno crede sul serio che questa sia una vittoria. Ma vittoria di che? Siamo in mano a una politica piena zeppa di inettitudine, che non sa scindere il momento della lotta dal momento della collaborazione. Siamo un paese maledettamente di merda. Non abbiamo alcun senso delle istituzioni, salvo millantarlo per opportunismo politico. E così eccoci qui, in piena crisi economica, ad affossare un Governo perché non ci piace, o perché è diretto da uno che ci sta dannatamente antipatico. Perché tanto è solo una questione di antipatia. Null’altro. Berlusconi potrebbe salvare questo paese, ma la sinistra strafalciona raglierebbe sempre che lo sta rovinando. E del resto non potrebbe essere diversamente. Per una classe politica che è da sempre abituata a fare politica in spretto della democrazia, con gli accordi sottobanco, con le mediazioni catto-comuniste, con l’ipocrisia e la falsità del politico che ti dice che tutela i tuoi diritti mentre te lo sta mettendo nel didietro, Berlusconi è e resterà sempre una scheggia impazzita, un punto fuori dai margini, un personaggio sui generis volente o nolente non accomunabile all’accozzaglia di mestieranti che popolano il Traslatlantico.
La verità è davvero tremenda, ma è la giusta verità. E aggiungo pure che noi non siamo stati un popolo fortunato. Non abbiamo mai avuto un Charles De Gaulle. E se anche lo abbiamo avuto, probabilmente lo hanno ucciso nella culla, perché uno così è dannatamente pericoloso: avrebbe potuto prendere a calci nel culo le mezze tacche che infestano la nostra politica senza neanche guardarle in faccia. Perciò non doveva mai nascere. Affondi l’Italia con tutti gli italiani, ma giammai un De Gaulle a Palazzo Chigi che rivolti il paese come un calzino, mandando a fare in culo sindacati, sinistra, industrialotti cheguevaristi e tutta la massa dei rompicoglioni che ci stanno rovinando giorno dopo giorno, da decenni.
È avvilente. Oggi non è morto un Governo che certamente non ha brillato, ma che comunque è stato capace di tenere a bada la crisi economica, più di quanto la cartastraccia di sinistra abbia mai voluto ammettere. E non è morto (politicamente) un leader politico che comunque si è rivelato – soprattutto negli ultimi anni – davvero ingenuo e troppo fiducioso nel proprio carisma, fino al punto da non preoccuparsi del futuro del centrodestra, oggi davvero nelle mani di personaggi come Fini e Casini, o delle seconde e terze figure del PDL, le quali – sappiamo – alla prima occasione non disdegneranno il classico patto con il diavolo pur di rimanere a galla. Oggi è morta l’Italia. E per essere precisi, è morta per l’ennesima volta, uccisa dai nostri politicanti in quel noto loop di cui ho parlato nel mio post precedente, dove il Governo non è espressione di una scelta democratica dei cittadini, ma dei giochi di palazzo e delle lobbies di potere, che non vogliono alcun tipo di ingerenza del popolo nelle scelte fondamentali dello Stato.
Speranza? Poca, in verità. Lo spread tra i titoli del debito italiano e quelli del debito tedesco si è impennato alla notizia che Berlusconi potrebbe dimettersi, e potrebbe ulteriormente peggiorare se non si trova una via d’uscita accettabile al maledetto impasse istituzionale, causato dall’irresponsabilità della sinistra e del Terzo Polo. E meno male che qualcuno pensava che la Borsa avrebbe brindato alla caduta del Governo Berlusconi. Il vero è che i dannati mercati non amano l’incertezza politica. Dunque la speranza è che questa crisi rientri nel modo migliore. Non certo con un Governo del cazzo nazionale, o uno spregevole ribaltone in stile Banana Republic, ma un Governo sostenuto da PDL e Lega, magari allargato a Casini (per forza), e guidato da un uomo di Berlusconi: Alfano o anche Gianni Letta, in preparazione delle elezioni anticipate, le uniche che potranno decidere chi ci dovrà governare nella prossima legislatura, fino al prossimo voto di sfiducia e il prossimo ribaltone, ovviamente. Cambiano le mode, passano gli anni, mutano i personaggi (fino a un certo punto), ma le puttanate della politica italiana rimangono sempre le stesse. Del resto, come diceva Pasolini, «L’Italia – e non solo l’Italia del Palazzo e del potere – è un Paese ridicolo e sinistro: i suoi potenti sono delle maschere comiche, vagamente imbrattate di sangue: «contaminazioni» tra Molière e il Grand Guignol…»

 

di Martino © 2011 Il Jester 


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