Il Grande Califfato – Domenico Quirico

Creato il 15 febbraio 2016 da Ferdori

Con i suo libro testimonianza Il Grande Califfato il giornalista Domenico Quirico, due volte sequestrato dai jihadisti, racconta una versione della realtà molto differente da ciò che ci si immagina guardando le notizie dei telegiornali.

Il Grande Califfato, lo Stato Islamico, l’ISIS o in qualsiasi maniera lo si voglia chiamare è molto molto più di una formazione terroristica con scopi velleitari e irraggiungibili.

La denuncia di Quirico sta proprio in questo senso.

I governi occidentali stanno sbagliando la valutazione e dunque il pericolo che per loro può arrivare da quella realtà.

Lo fanno per tante ragioni: per sottovalutazione, per incapacità di intervento, per motivi di politica interna, per motivi di politica esterna, forse perchè non hanno capito che le cose sono cambiate e in questo momento non si ha più a che fare con Al-Qaeda ma con ben altro.

Se ti trovi davanti ad un serpente e tu lo scambi per un gatto e dunque lo chiami gatto e lo tratti come un gatto, non è che il serpente non ti morde, tutt’altro.

Il serpente ti morde e tu muori con sorpresa.

I governi stanno chiamando il Califfato terrorismo e lo stanno affrontando nella stessa maniera in cui sono state affrontate le forze di Bin Laden e di Al-Qaeda.

Le cose però sono ben diverse, quelli potevano giustamente essere definiti terroristi mentre i jihadisti del momento decisamente no.

Il terrorismo si affidava a pochi individui nascosti in grotte di montagna che andavano isolati e stanati.

La situazione attuale vede la conquista e la gestione di ampi territori e numerose città che poi vengono messe sotto la sharia.

Hanno un bel dire coloro che nelle tribune politiche e nei convegni ufficiali in Europa e America parlano di liberare le popolazioni e portare civiltà e democrazia; i più intelligenti non parlano altro che a se stessi e ai propri elettori.

Lo Stato Islamico c’è già.

Ci sono già enormi territori nei quali un occidentale non può addentrarsi senza essere ucciso.

Si va da grandi zone della Siria, a parte della Libia, passando per Nigeria, Ciad, Mali, Somalia e così via.

I bombardamenti sono inutili, dice Quirico e ne spiega il perchè.

Si continua a parlare di democrazia e non si parla di sopravvivenza, ma la realtà dei territori conquistati e messi sotto la legge islamica è questa:

la città conquistata cambia immediatamente modo di vivere; tutti i cosiddetti infedeli e i vari personaggi di potere vengono eliminati.

Non può esistere una vita senza religione e di religione ne esiste solamente una. Chi si dichiara indifferente alla religione viene ucciso immediatamente perchè considerato peggio di un credente con fede sbagliata.

La vita del popolo diventa una vita sotto occupazione militare con obblighi di obbedienza religiosa e mancata possibilità di esprimere opinioni; il fondamentalismo porta le donne a dover tacere e spostarsi coperte e in presenza di un uomo che parli a nome loro; questi e molti altri aspetti che limitano le libertà personali.

C’è il coprifuoco di notte e molto altro.

Ma non è tutto qui: mentre con la forza si instaura la legge islamica, allo stesso tempo si porta e si garantisce anche una sorta di welfare.

Ecco allora arrivare cibo, bombole di gas per cucinare e scaldarsi, lavoro, distribuzioni di abiti e beni di prima necessità e così via.

Parrebbe una briciola in cambio della libertà, ma la realtà storica è che quando queste città vengono liberate o da interventi di truppe straniere oppure grazie a movimenti popolari che portano ad elezioni in qualche modo democratiche, le popolazioni spesso si ritrovano con una libertà virtuale che non risolve i problemi pratici, e con governanti corrotti.

Il risultato di quel tipo di democrazia si manifesta in povertà vera e molti beni sul mercato nero, quartieri dove l’energia elettrica arriva poche ore a settimana, mancanza di cibo e lavoro, ricatti, corruzione e soprusi.

Ben presto si sente dire che in fondo forse non era così male quando c’erano gli islamici, almeno c’era di che vivere.

Ma i governi continuano a usare la parola terrorismo, continuano a parlare di portare la democrazia e liberare popoli oppressi, quando poi la soluzione che propongono si è spesso rivelata peggiore della malattia.

Per comprendere meglio ciò che Quirico vuole dire in Italia abbiamo esempi perfetti a cui fare riferimento:

Al-Qaeda sta alle Brigate Rosse come lo Stato Islamico sta alla Mafia.

Le Brigate Rosse erano un gruppo terroristico che si è riusciti a combattere con ottimi risultati, la Mafia no perchè per eliminare la Mafia lo Stato dovrebbe prendere possesso di ciascuna zona ripulita e gestirla al meglio senza corruzione e garantendo vita dignitosa alle persone.

Non è un problema squisitamente politico, sarebbe sciocco pensare che cambiando giunta, consiglieri e qualche dirigente le cose si sistemerebbero; quello sarebbe solo il punto di partenza e il grosso del lavoro comincerebbe in quel momento.

Infatti il Grande Califfato prevede l’eliminazione diretta di tutti gli elementi di potere, non solo politico, ma anche amministrativo, economico e di opinione.

Quirico riporta i cambiamenti in atto nei territori da lui visitati e per illustrare il tipo di pericolo a cui stiamo andando incontro utilizza come esempio chiaro per tutti ciò che sta avvenendo il Libia.

Quando c’era Gheddafi le popolazioni che disperate fuggivano dal centro Africa e giungevano in Libia decimate dalla traversata nel deserto, venivano utilizzate alla stregua di missili e usate come minaccia verso l’Europa per ottenere ricompense in denaro o agevolazioni. Una forma di ricatto e niente più.

Sembrava crudele e spietato, ma in fondo non rappresentava una minaccia seria, era pericoloso solo per quella gente.

Oggi nel sud della Libia nella parte già controllata dai jihadisti, le stesse popolazioni vengono invece trattenute, educate e fatte vivere sotto la legge islamica.

Il sogno del Grande Califfato è quello di conquistare il mondo e i suoi capi non hanno fretta: quello è il destino a cui siamo destinati e noi stiamo solo facendo la nostra parte costruendo le fondamenta.

Nessuno di loro parla di diventare personalmente padrone del mondo, tutti dichiarano che quella è la strada e loro la stano tracciando.

Se ci vorrano dieci, venti, cento oppure mille anni non sarà un problema, quello è nelle mani di Dio.

Tutti però, dai capi all’ultimo dei combattenti, sono convinti di aver trovato un ruolo nel mondo e un motivo di vita e anche di morte.

Tutte fandonie? Forse sì.

Immaginiamo però per un momento questo scenario:

2030-2040: da diversi anni l’Europa non ha più i problemi di immigrazione che vediamo oggi perchè da parecchio tempo non ci sono profughi che partono. Sembra tutto tranquillo; magari si vanno a cercare figure professionali sempre più importanti proprio in quei paesi.

Poi all’improvviso cominciano a partire via mare (Mediterraneo) e via terra (Balcani) milioni di persone non più disperate su gommoni o mezzi di fortuna in cerca di lavoro e sopravvivenza, ma persone armate con partenze ben organizzate convinte che il loro scopo sia quello di portare il Califfato nel mondo.

Troppo irreale?

Immaginiamo allora che ciascuno di quelli che arrivano già abbia un coltello pronto all’uso.

Attenzione però: Quirico non dice che quelli che stanno arrivando sono pericolosi, dice che ogni giorno che passa senza intervenire duramente con forze di terra nei luoghi dell’ISIS porta ad un rischio del genere e per capire questo basta ascoltare quello che i leader dicono chiaramente senza tanti giri di parole.

Ciò è ben diverso dall’aiutarli a casa loro come dice qualche povero politico locale che non vede oltre al proprio naso.

Tempo di lettura: 6h 30m



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