IL GRANDE COCOMERO di FRANCESCA ARCHIBUGI

Creato il 20 ottobre 2014 da Viga
Cosa è un essere umano? Chi reputiamo tale? Solo le persone che , per motivi sociali ben radicati, giudichiamo normali? E cosa è la normalità?
Un malato di mente, o con problemi psichici,non ha forse anche lui la capacità di provare emozioni, sentimenti? Non è compito di chi si occupa della sua salute anche di dargli un minimo di collettivismo,condivisione, vivere come può con gli altri?
Oggi viviamo in un paese il quale di facciata si presenta come civile e moderno, ma in sostanza è reazionario. Alcuni parlano di rivedere la legge 180, una delle migliori mai fatte in un paese come il nostro.
Un paese come il nostro appunto. Dove fra le mille disgrazie , ci sono anche persone degne di nota e rispetto come Basaglia e Marco Lombardo Radice.
Proprio a questo ultimo si collega il film in questione.

Opera piena di umanità, di attenzione per le relazioni fra personaggi, che non teme di esser considerata buonista , da quelli che siccome vivono male pretendono che anche gli altri soffrano. Solo la malvagità, il cinismo, il disfattismo,come elementi di sincerità,il resto è ipocrisia.
Un grande film come questo ci rammenta la reale natura dell'essere umano: la forza della compassione, del prendersi cura di chi è in difficoltà, di comprendere e prestare attenzione agli altri,sopratutto se manifestano un certo malessere.
Nel reparto di neuropsichiatria infantile di un grande ospedale romano,arriva Pippi, una ragazzina problematica, vittima di crisi epilettiche e dotata di una smodata fantasia che la porta a mentire su tutto e tutti.
Il suo caso viene seguito da Arturo, un giovane direttore che vuole imporre sistemi di cura più umani e meno " burocratici" nei confronti dei giovane degenti .  Fra i due , dottore e paziente, nasce un bellissimo rapporto quasi genitoriale, ( lui ha costretto la sua ex ad abortire ed è stato abbandonato ,lei ha due genitori assenti preoccupati a litigare tra di loro),che la regista ci racconta con tocco e tono delicato.

La descrizione accurata dei pazienti, dove non si tace della loro situazione complessa e critica,ma nemmeno si nega che abbiano umanità e sentimenti, per cui il bisogno assoluto di socializzare,di non essere esclusi, il dolore e un certo coraggio da parte dei genitori, ( come la piccola paziente che diventerà amica di Pippi, nonostante abbia una malattia al cervello che non risparmia), il ruolo di medico che non è esente dall'essere principalmente un essere umano che deve provare empatia per i suoi pazienti,sono i temi centrali di questa bellissima pellicola.
Altro punto di forza è la rappresentazione di quel piccolo mondo fatto di malattie,casi clinici, problemi di struttura e di mancanza di danaro,di pochi lavoratori disponibili. Ecco,il film poteva puntare su una denuncia vibrante contro la sanità pubblica, cosa che ultimamente è diventata di moda, ma non lo fa. Non nega i problemi,ma mostra quello che si è potuto fare.
Questo in un paese dove ci si nasconde , con la scusa della denuncia, dietro alla lamentela a lingua armata , non è da poco. Verrà confusa con buonismo, film consolatorio e altre cretinate. In realtà si vuol dire che c'è sempre spazio per fare qualcosa di buono, cominciando dal fatto principale: restiamo umani. E comprendiamo che dietro a un ragazzino malato,c'è appunto un ragazzino. Non è la sua malattia, è una persona , in grossa difficoltà  e quindi merita massima attenzione.

L'Archibugi ci guida per mano alla conoscenza dei pazienti,dei famigliari, degli operatori sanitari. Ci descrive delle persone imperfette,ma con la speranza e la gioia fragilissima di chi sa che ogni secondo lontano dal dolore sia da santificare
Non ci eroi, non ci sono musiche epiche e" faccine " da sfruttare per una commozione facile . Niente di tutto questo.
Si piange tanto vedendo il film, non puoi rimanere indifferente alla morte di una bimba, alla malattia, agli sforzi che spesso finiscono in un buco nell'acqua del protagonista e dei colleghi che lo aiutano.
Ma c'è la vita , quella vera, in questa pellicola. C'è tenerezza,compassione, comprensione
Tre cose per me fondamentali.
E poi un grande cast: memorabile Sergio Castellitto, indimenticabile Laura Betti e la sua Aida , infermiere sull'orlo di una crisi di nervi, donna sola che la solitudine ha reso vittima del suo stesso rancore, e poi Anna Galliena , madre che si trova impreparata ad affrontare la malattia della figlia, Victor Cavallo,un prete che tutti vorrebbero incontrare. Un film davvero riuscito , sotto tutti i punti di vista.

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