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Il grande Diabolik: La vera storia dell’Isola di King

Creato il 03 giugno 2014 da Lospaziobianco.it @lospaziobianco

Un altro tassello

Per quanto il carisma del personaggio creato dalle sorelle Angela e Luciana Giussani sia da riscontrare nella sua personalità oscura ed ermetica, le nebbie che aleggiano attorno al passato del re del terrore, e ai retroscena dell’isola di King, hanno contribuito nel tempo ad ingrandirne la leggenda, alimentando tanto la curiosità quanto la fantasia di vecchi e nuovi lettori.
Nel corso degli anni diverse sono state le occasioni per porre luce sulle origini dell’inafferrabile criminale, a partire dal faccia a faccia con l’ispettore Ginko nell’ormai famoso numero chi sei? (1968), per poi assistere, albo dopo albo, a un mosaico di indizi sul passato dell’antieroe, senza però venire mai a svelare del tutto la verità.
Argomento quest’ultimo largamente trattato nella parte editoriale del numero 33 de Il grande Diabolik: La vera storia dell’Isola di King.
Scopriamo dunque, quale tassello hanno trovato questa volta i diabolici autori.

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L’isola del tesoro

Partendo da un prologo a tratti disarmante e dall’ambientazione tropicale, l’intera narrazione riprende i connotati tipici della serie, per poi trasportare il lettore sulla famigerata isola, in un passato non ben definito, grazie ai ricordi di Matteo Sorben – personaggio introdotto per la prima volta con quest’albo – e dare inizio a un lungo flashback, inframmezzato da qualche ritorno al presente utile a gestire gli incastri narrativi dell’intera vicenda.
Facciamo così la conoscenza del compagno d’armi, consigliere e principale socio di King: il Prof, figura che sin dalle prime battute risalta all’attenzione grazie a una personalità ben tratteggiata che non mancherà di scontrarsi più volte con quella di King, strappando la parte di protagonista al già ben noto padrone dell’isola, che nel confronto risulta eccessivamente stereotipato.

 Il grande Diabolik: La vera storia dell’Isola di King
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pone dunque grande cura in questo personaggio, sfruttandolo a dovere sia come espediente narrativo sia come lente d’ingrandimento per alcuni aspetti focali dell’avventura, utilizzando le sue riflessioni come voce fuori campo, senza che tal elemento risulti farraginoso ai fini della narrazione.
Sono dunque esposti tutte le motivazioni e gli eventi che portarono King a stanziarsi sull’isola e a realizzare la sua organizzazione criminale, per poi presentare alcune figure soltanto accennate in passato, come il Dottor Lopez, il professor Wolf, l’ingegner Suandra, l’esperto in veleni Cen-Fu e il tagliatore di pietre Dempur, che in quest’occasione rivestono il ruolo di parti attive piuttosto che di semplici comparse, in una formula alla Ocean’s eleven sì classica ma ben orchestrata.
Per quanto riguarda la parte del naufragio e il ritrovamento di Diabolik in fasce, questo risulta un elemento soltanto marginale dell’intero arco narrativo, aggiungendo altre domande alla già lunga lista che attanaglia le menti dei lettori.
Sebbene tali espedienti possano creare scontento nei fan più smaliziati, la costruzione del soggetto e lo sviluppo della trama risultano ben riusciti, dando vita ad una serie di vicende capaci di catturare l’attenzione durante la lettura, pur prestando il fianco ad alcuni passaggi fin troppo affrettati, come nel caso del finale abbastanza scontato.

Il tratto dei ricordi

 Il grande Diabolik: La vera storia dell’Isola di King
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Con l’esordio ne Il re del terrore – Il remake del 2001, le matite e le chine di Giuseppe Palumbo rappresentano il tratto dei ricordi dell’inafferrabile criminale, suggellando una collaborazione con la casa editrice che continua tutt’oggi.
I disegni, dunque, pur accostandosi alla tradizione imposta dalla testata, non nascondono un retrogusto noir tipico dei classici americani, in un perfetto connubio tra elementi caricaturali e uno stile più accurato, tanto nella realizzazione di volti e fisionomie, quanto negli sfondi ed elementi di scena, come rigogliose foreste, paesaggi naturalistici dal forte respiro esotico e interni ben dettagliati; con un forte uso delle chine che dona una maggiore profondità all’insieme. Il tutto è arricchito da un ottimo uso di retini funzionali alla costruzione delle scene, che apportano un aspetto leggermente vintage alle tavole.
Queste risultano svincolate da qualsiasi schema, lasciando al disegnatore una libera interpretazione della trama, mediante vignette lunghe verticali e orizzontali, allargando l’inquadratura sulla tal scena o stringendo il campo sul particolare.
Per quanto riguarda le parti nel presente, a cura della coppia Giuseppe Di BernardoJacopo Brandi, si percepisce uno stile molto più sobrio ma non per questo meno curato, in linea con la qualità generale della serie mensile.

 Il grande Diabolik: La vera storia dell’Isola di King
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Mezze verità e nuovi misteri

Tirando le somme, non si può negare che il titolo sappia intrattenere senza mai portare a noia il lettore, grazie ad un ritmo che gioca di continui salti temporali, e che punta tutto sul carisma di un personaggio ben tratteggiato come quello del Prof.
Rimangono tuttavia alcune ingenuità tipiche della saga, come il fatto di non dare un nome al re del terrore in fasce, per poi mantenere un generico “bambino” nei dialoghi a lui riferiti, l’utilizzo di pseudonimi, e il solito gioco di mezze verità e nuovi misteri, tutte caratteristiche con cui i fan di vecchia data hanno ormai imparato a convivere da tempo.

 

Abbiamo parlato di:
Il Grande Diabolik – La vera storia dell’isola di King;
Tito Faraci, Giuseppe Palumbo, Giuseppe Di Bernardo, Jacopo Brandi;
Astorina, Aprile 2014
196 pag, brossurato, formato bonellide, bianco e nero,– 4,90€
ISBN: 9771127102007


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