IN ARNO.
Egli (al momento non mi viene il nome) era, sicuramente, un dei docenti della Normale; in via Fratti (antica soffocata dignità proletaria) interveniva quando non me l’aspettavo e quando tutto sembrava per tutti essere chiaro e tranquillamente deciso. Egli, per me operaio, era sempre una gradevole sorpresa, aspettata con ansia quando ritardava. Egli, grande docente, sempre nel presente attuale e oltre, vestito con la lunga sciarpa dai colori non ricordati, anche nell’altrui barbosa estate m’incuriosiva. Una cosa che non capivo era, e, nel ritorno a casa mi sorprendevo e ancora m’interrogavo: Perché quel professore si scagliava violentemente contro e sempre, comunque in ogni uno dei suoi preamboli aggrediva (come per cancellarla dal vocabolario usuale) la “modernità”? Essa era, per Egli (dopo quarant’anni l’ho scoperto) la prima causa della criminalità sociale. (Ricordo da un racconto di Bicefalo).
L U P O R O S S O
L’antica leggenda lo volle consorte
naturale compagno dell’Aragosta.
Ai Ghiaccioni i piombinesi
divorano l’animale marino.
Solitario sotto i cavalloni
crostaceo si muoveva fiero.
Sublimato nelle linguine del dieci
Astice sacrificato rosso vero.
-Renzo Mazzetti-
(1 febbraio 2015)
http://renzomazzetti.blog.kataweb.it/2015/02/26/italia-bella/