Il Grande Gatsby, recensione del film di Baz Luhrmann

Creato il 17 maggio 2013 da Retrò Online Magazine @retr_online

È uscito ieri nelle sale dei cinema italiani il nuovo film di Baz Luhrmann, Il Grande Gatsby, tratto dal capolavoro del genio di

La locandina del film

Francis Scott Fitzgerald ma adattato allo stile particolare e immediatamente riconoscibile del regista.

Il film si apre con il narratore e secondo protagonista, Nick Carraway (Tobey Maguire), in cura da uno psicologo per disturbi vari quali alcolismo, insonnia, ansia. È Nick ad affermare come l’alcolismo sia un ripiego per il suo disgusto di tutto il mondo intorno a sé, tranne che di un uomo, Gastby, per poi partire con un flashback all’estate del 1922, il periodo in cui conobbe il protagonista. Esattamente come nel romanzo, Gatsby all’inizio è una presenza-assenza sia nella vita sfavillante di una New York ruggente sia nella vita di Nick, che nel frattempo visita sua cugina Daisy (Carey Mulligan) e il marito Tom Buchanan (Joel Edgerton) e conosce proprio a casa della cugina la famosa golfista Jordan Baker (Elizabeth Debicki). Lo sfondo è colorato, ridondante, luccicante, un carosello di suoni, luci e colori che porta il suo compimento nella festa a casa del vicino di Nick, tale J. Gatsby, che però nessuno dei presenti afferma di avere mai incontrato, e su cui ci sono mille dicerie. La festa a casa di Gatsby è al limite della schizofrenia: l’intera New York è riversata dentro alla villa, alcol (nonostante il proibizionismo), personaggi famosi, ballerine, lustrini, musica, in un climax ascendente che culmina con l’apparizione (magnifica) a Nick di Gatsby, alias Leonardo Di Caprio, con in mano un flute di champagne, lo sfondo dei fuochi d’artificio e Rhapsody in Blue. Proseguendo nella storia, Nick verrà a conoscere l’amante di Tom, Myrtle Wilson, moglie di un meccanico della periferia fatiscente di New York, scoprendo il matrimonio infelice di sua cugina Daisy. Nick viene a conoscenza, però, anche di un altro segreto, quello di Gatsby: cinque anni prima lui e Daisy erano innamorati, fino a quando Gatsby dovette partire per la Grande Guerra; Daisy dapprima lo aspettò ma poi si sposò con Tom. Il protagonista nel corso degli anni visse la sua vita per riconquistarla: la casa, le feste, il lusso, tutto era per Daisy, fino al presente in cui convince Nick a invitarla per un thè a casa sua, in modo che finalmente possano rincontrarsi. I due si scoprono innamorati l’uno dell’altra, iniziando una storia, fino a quando in un pomeriggio afoso di fine agosto Nick, Gatsby, Daisy, Tom e Jordan si ritrovano e decidono di andare in città. Gatsby e Daisy nella macchina di Tom, e quest’ultimo con Nick e Jordan nella macchina di Gatsby. In città, viene allo scoperto l’amore di Daisy e Gatsby in una discussione con Tom che però degenera fino alla scoperta che la ricchezza di Gatsby è dovuta al contrabbando di alcol, e alla chiusura indecisa di Daisy. Riscambiandosi le auto, tornano a casa prima i due innamorati e poi gli altri tre, ed è durante il loro rientro che scoprono che Myrtle è morta investita da un auto e che il marito è deciso a vendicarla.

Durante la proiezione, non si può non rimanere affascinati da quegli anni ruggenti americani che Luhrmann rende in modo anacronistico ma calzante: le musiche di Jay-Z, Lana del Rey, Beyonce, Florence and the Machine, XX segnano la cadenza della storia, la fulgidità eterea ed insieme inconsistente del mito americano in cui tutto era possibile. Chi interpreta meglio questo ideale è Gatsby, che parte da niente per arrivare ad avere tutto. Ma cos’è poi quel tutto? Un Di Caprio e un cast eccezionali, così come la regia e la scenografia, sempre elegante e maestosa.

Il film di Luhrmann riesce a ricreare le atmosfere di Fitzgerald reinterpretandole in chiave moderna senza stravolgere nulla, anzi dando maestosità; da vedere sia per chi ha letto il romanzo sia per chi non la ha (ancora!) fatto, per avere un assaggio di una storia tanto intensa.

Articolo di Miriam Barone.


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