Il grande inverno di George R.R. Martin. Capitolo 31: Bran

Creato il 19 settembre 2013 da Martinaframmartino

Ned è morto, e qualcosa è cambiato per sempre. Nella narrativa l’eroe non muore mai, non può morire. Se la storia è particolarmente drammatica muore il suo amico, ma in qualche modo l’eroe riesce a venire fuori da tutti i guai in cui si caccia. Oppure no?

Prima o poi la smetterò di tormentarvi con i Delos Days, che ci siate venuti oppure no, comunque riporto qui un’altra manciata di righe dal mio intervento. Parlavo di George R.R. Martin e della sua passione per i fumetti fin da ragazzo, e mi sono ritrovata a dire che è stato

amore a prima vista quello con Wonder Man, personaggio ideato da Stan Lee nel 1964 e morto nello stesso fumetto in cui aveva fatto la sua prima comparsa. Wonder Man era un personaggio segnato, destinato fin dal principio a una fine tragica che ha straziato il cuore del giovane. Il fatto che poi sia tornato in vita, resuscitato da una logica commerciale attenta alle reazioni dei lettori non ha scalfito minimamente la sua passione per le figure destinate al fallimento. Memore di questi sentimenti nel corso degli anni saranno molti i personaggi da lui creati contraddistinti da un destino tragico. Il caso più famoso è quello di Eddard Stark, figura eroica il cui fato è segnato fin dal suo primo apparire nella mente dello scrittore, ma in tutte le sue opere è presente una forte vena romantica ancora prima che lui conoscesse il significato della parola. E il Romanticismo ha il suo lato oscuro, quello venato di malinconia.

Ripensiamo ai racconti di Martin, a quelli di Canzoni d’ombre e di stelle che ho commentato qui http://librolandia.wordpress.com/2013/02/07/george-r-r-martin-dalle-canzoni-dombre-e-di-stelle-alle-cronache-del-ghiaccio-e-del-fuoco/, ma anche a vecchi romanzi come Dying of the Light, che all’epoca si chiamava La luce morente e non ancora In fondo il buio. Tutti testi che in teoria i lettori italiani potevano conoscere ben prima di prendere in mano Il grande inverno. Che poi quasi nessuno li conoscesse è un altro discorso, Martin comunque non ha mai reso la vita facile ai suoi personaggi, e non tutti sono venuti fuori dalle sue storie vivi.

Ned è morto, Varys non lo ha aiutato, l’accordo con Cersei è sfumato nel nulla e nessuno si è infilato nei tunnel segreti per tirarlo fuori di prigione. Ora vediamo le reazioni, a partire da Bran.

Giotto, Adorazione dei Magi, Padova, Cappella degli Scrovegni

Intanto noto la cometa che brilla nel cielo, gli eventi astronomici insoliti vanno sempre segnalati. Magari significano qualcosa. Fra l’altro, sapete che pure Giotto ha visto una cometa? Basta guardare l’Adorazione dei Magi che ha affrescato nella Cappella degli Scrovegni di Padova per non avere alcun dubbio. Vi parlo troppo poco di arte, brutto segno perché è un’indicazione di quanto poco tempo abbia dedicato ultimamente a qualcosa che invece mi piace tantissimo. Brutto anche che Ned abbia portato il fior fiore della sua guardia ad Approdo del Re, se consideriamo che ormai sono praticamente tutti morti.

Bran sogna il corvo con tre occhi, e sappiamo bene che per la spiritualità orientale il terzo occhio è un segno di conoscenza superiore o di saggezza. Molto più terra terra, ho visto uno speciale di HBO che spiegava come hanno fatto a realizzare il terzo occhio nel corvo della serie Il trono di spade, e confesso che non immaginavo che anche dettagli di questo tipo richiedessero così tanto lavoro. La posizione sulla testa, il modo di renderlo realistico…

Corvo a parte, Bran ha sognato Ned, Jon e la cripta, dove riposa una certa Lyanna. Per scendere davvero nella cripta entra in scena Osha. Fin dall’istante in cui Robb le ha risparmiato la vita sapevo che sarebbe stata importante. La cripta richiama ricordi del passato e i Re dell’Inverno, peccato solo che George R.R. Martin spezzetti così tanto le sue informazioni. Va bene portare avanti la storia, nella prima lettura ero curiosa soprattutto di conoscere i fatti, ma ora impazzisco per ogni briciolo d’informazione extra che si degna di darci. Re dell’inverno, eh? E due pagine prima aveva citato Florian il Giullare e Symeon Occhi di Stelle.

Tornando al quasi-presente rivediamo “lord Rickard, che venne decapitato dal folle re Aerys” (pag. 350). Chi ha letto La regina dei draghi sa che lord Rickard non è morto decapitato. Visti i precedenti con il traduttore Sergio Altieri ho preso in mano la mia edizione di A Game of Thrones e ho visto che lord Rickard “was beheaded”, perciò la traduzione è corretta. Opzione 1: Bran non conosce la verità perché è ancora un bambino e hanno preferito risparmiargli certi dettagli. Opzione 2: nessuno, tranne i presenti alla morte di Rickard, conosce la verità. Da come viene narrata a noi sembra evidente che non sia un episodio particolarmente noto, almeno nei dettagli. Martin comunque gioca molto sulla discrepanza fra ciò che avviene e ciò che si sa o si crede di sapere riguardo a ciò che è avvenuto. Opzione 3 (e io credo sia quella giusta): Martin ancora non aveva studiato i dettagli della morte di Rickard e non sapeva quel che era successo, quindi ha usato un sistema tradizionale per ucciderlo. Solo in seguito, dopo aver pubblicato questo libro e averci riflettuto, ha cambiato idea, ma nella storia è rimasta una contraddizione.

Subito dopo abbiamo una simpatica citazione di Rhaegar e Lyanna, giusto tre pagine dopo la visione di Ned e Jon. Gira e rigira siamo sempre lì, anche se questi commenti potrebbero essere casuali.

Bran non è il solo a fare sogni, almeno in questo caso ne ha fatto uno Rickon e noi sappiamo quanto i sogni siano importanti nella fantasy. Comunque al piccolo piace l’oscurità delle cripte, è un posto che lo tranquillizza anche se io continuo a domandarmi se ci sia qualcosa che non conosciamo in quell’oscurità.

Una volta nella torre di mastro Luwin riprende la lezione di storia, e dobbiamo ricordarci che queste lezioni sono importantissime. “L’uomo che si affida agli incantesimi, duella con una spada di vetro. Come accadde ai Figli della foresta” spiega Luwin (pag. 353), e subito dopo vediamo che quel vetro è ossidiana.

Ossidiana. Spade di vetro. Figli della foresta. Tutte cose da tenere bene a mente, perché noi a differenza di Luwin sappiamo che gli Estranei esistono davvero. Notare gli alberi-diga, i Primi Uomini il cui sangue scorre ancora nelle vene degli Stark, l’Occhio degli Dei, la Lunga Notte, gli Andali con i loro sette dei. Peccato che sia arrivato quel maledetto corvo che ricorda ancora una volta il detto “ali oscure, oscure parole”. Quanto allo scultore propongo Nicola Pisano. Dopo aver portato le mie bimbe a Pisa quest’estate la scelta non poteva che cadere su lui o sul figlio Giovanni, ma in questo momento mi sento più classicheggiante e meno gotica.

Nicola Pisano, Annunciazione, Natività, Annuncio ai pastori, Primo bagno di Gesù. Pisa, Battistero



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