Team Barbera: Alberto Pagan, Emanuele De Bonis e Federico Mosso, tre amici che nell’estate del 2010 decidono di partecipare ad un assurdo evento automobilistico che li porterà attraverso l’Europa e l’Asia nel corso della più grande avventura della loro vita.
Mongol Rally – fight to make the world less boring: l’evento in questione, oltre 450 vetture di ogni forma e dimensione provenienti da tutto il mondo, sodali nel disperato tentativo di raggiungere la meta molto più che avversari in gara.
Ninonino: il quasi fedele destriero del Team Barbera, un Piaggio Porter ambulanza preso in prestito dall’associazione Perigeo di Milano con l’impegno di donarlo in caso l’impresa avesse avuto successo.
12.000 chilometri: la grande protagonista di quest’avventura, la strada che da Milano porterà i tre amici a riversarsi gioiosamente e maldestramente a Ulaanbaatar, capitale della patria di Gengis Khan, attraverso città brulicanti di vita e lande desolate, culture eterogenee e storie di amore e di violenza.
Sono questi gli ingredienti della narrazione di Federico Mosso raccolta nel libro “Il Grande Khan” (edito dal Centro Interuniversitario per le Ricerche sul Viaggio in Italia C.I.R.V.I.), un tuffo gioioso e sconsiderato sulle strade del mondo testimoniato con altrettanta vitalità, con una prosa ironicamente realista che trascina il lettore nelle tragicomiche avventure del trio Barbera e lo induce irrimediabilmente a domandarsi “io cosa aspetto a partire?!”
Un viaggio ammantato di generosità – la Ninonino viene acquisita inseguito ad una donazione in favore della onlus di Milano e l’intero spirito della competizione culmina nella donazione delle vetture in Mongolia – ma supportato dall’onesto desiderio di dissetare la voglia di scoperta e di avventura, di “assaggiare rotte inconsuete” e trascinarsi con volontà e coraggio oltre ogni frontiera che si pone all’orizzonte.
Durante il viaggio Federico prende appunti, scruta il mondo e i suoi compagni, prende le misure degli azzardati personaggi che si pongono sul suo cammino e riduce il suo flusso di coscienza a una una serie di immagini in movimento che barcollano e si agganciano spavalde le une alle altre proprio come le tappe del suo imponderabile viaggio.
Si parte sulle monumentali autostrade tedesche, dove tutto sembra destinato a fluire rapido e incontrastato, ma l’avventura li raggiunge sull’albero della trasmissione e costringe la squadra di amici alla loro prima deviazione estemporanea in cerca di soccorso. Intanto il Mongol Rally prende il via e si rivela un’avventura dentro l’avventura, una comunità errante di viaggiatori, sognatori, incoscienti e spericolati che come una valanga si riversa verso l’obiettivo incurante degli ostacoli.
“Quello che ho di fronte è un incredibile e colorato esercito di giovani pazzi, un’armata internazionale di avventurieri improvvisati e un po’ straccioni… Inglesi e tedeschi, francesi e italiani, americani e australiani, facciamo tutti parte della stessa grande avventura. In quel castello, per una notte, non ci sono più confini. Siamo giovani, la strada è nostra.”
Sulla sua strada il Team Barbera incontrerà gioia e disperazione, generosità e prepotenza. Affronterà strade dissestate e regimi burocratici opprimenti, giornate di caldo asfissiante e notti gelide, la microfauna di ostelli e stamberghe fatiscenti, diete etiliche e cucine dai sapori inestricabili. E soprattutto scoprirà l’esistenza di un’amicizia autentica e genuina, esile e fugace come la rugiada, l’espressione unica e incontrovertibile del legame che si instaura tra compagni di viaggio durante una grande avventura.
“Con il fuoco che brucia in mezzo ai nuovi incontri, con il sangue diventato caldo dai continui ‘Nas darovje!’ e con bottiglie e bicchieri che si scontrano felici, quella sera sotto quel tetto di legno quattro italiani e tre ragazzi siberiani sono amici per la pelle.”
Davanti a loro l’ignoto, la notte buia e impenetrabile di un continente sconosciuto. Il loro motore è alimentato da una gioia inesprimibile che si riscalda ad ogni nuova scoperta. La strada è la loro dimensione esistenziale, li penetra e li avvolge come in un viaggio psichedelico. La loro esperienza è l’esperienza di tutti i viaggiatori che si siano dissoluti almeno una volta nella loro epopea, orfani di un viaggio senza meta la cui linfa esistenziale è il viaggio stesso.
“Siamo tre ragazzi in un posto strano. La Ninonino è come dentro una tela di De Chirico e scorre lenta tra spazi metafisici, fuori dal tempo.”
Il Centro Interuniversitario per le Ricerche sul Viaggio in Italia C.I.R.V.I., fondato dal Professor Emanuele Kanceff, docente di Storia della Civiltà francese presso la Facoltà di Lettere di Torino è un’istituzione senza scopo di lucro che svolge e promuove ricerche, manifestazioni e pubblicazioni sul tema del viaggio come incontro fra differenti tradizioni e mentalità, sulla sua funzione basilare per il progresso umano e sulle irradiazioni che ne derivano nella storia della cultura, del pensiero, delle arti, del turismo. L’indirizzo web del CIRVI è http://www.cirvi.eu/.
“Il Grande Khan” di Federico Mosso, edizioni del C.I.R.V.I. collana “Dimension du Voyage”, può essere ordinato dal 19 febbraio in qualsiasi libreria, oppure lo si può acquistare scrivendo a ordini@cirvi.it.
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