Due celeberrimi noir, due capolavori indimenticabili e che non ci si stanca di celebrare…
1946: The Big Sleep di Howard Hawks
Il classico «cult movie» di intere generazioni di cinéphiles. Sceneggiato da un gruppo di lavoro capeggiato dallo scrittore William Faulkner, il film, del 1946, è tratto dall’omonimo scritto di Raymond Chandler (pubblicato nel 1939, è il primo della serie composta da sette romanzi) ed ebbe nel 1978 un remake con Robert Mitchum (Marlowe indaga).
Howard Hawks non dà molta importanza alla linearità e coerenza della trama (gli stessi attori si lamentarono di non capirla troppo): privilegia l’atmosfera, gli stati d’animo dei personaggi. E’ negli anni 40 che nasce il «noir», una variante particolare del genere poliziesco e che ha proprio ne Il grande sonno uno degli esempi più illustri: si evidenzia il lato nascosto della violenza, ci si addentra nella psicologia criminale. Non è tanto importante la soluzione coerente e razionale di un mistero (regola essenziale in un «giallo») quanto l’analisi di una realtà violenta e senza regole (si preferisce rispondere alla domanda “in quale contesto è stato commesso un delitto?” piuttosto che “chi ha commesso il delitto?”). Protagonista del «noir» è sovente il detective privato: una figura cinica e dolente che pur avendo il culto della Giustizia non esita ad usare gli stessi mezzi dei criminali: e chi meglio di Marlowe/Bogart ne è l’esempio più significativo?
Il film fa ormai parte della storia del cinema ed è imperdibile (andrebbe visto in lingua originale, in Italia lo hanno ridoppiato in modo terribile!). Magnetica la coppia Bacall/Bogart (si conobbero durante la lavorazione del film Acque del sud nel 1944 e si sposano l’anno successivo. Girano insieme anche La fuga (Delmer Daves, 1947) e L’isola di corallo (John Huston, 1948).
p.s.
Nel 1997 è stato inserito dal National Film Preservation Board degli Stati Uniti nel National Film Registry della Library of Congress (il National Film Registry ha lo scopo di salvaguardare «film culturalmente, storicamente o esteticamente significativi»).
1995: Night of the Hunter di Charles Laughton
Un film che a distanza di anni continua ad entusiasmare i critici di tutto il mondo e di tutte le età.
Scrive My Movies:
“Prima e unica regia di Charles Laughton che, con grande misoginia, mostra quasi tutte le figure femminili come ingenue e stupide… Atto d’accusa contro il fanatismo nella religione cristiana e i falsi profeti, con riferimento al sud degli Stati Uniti. Forse la più grande e sfaccettata interpretazione di Mitchum…
Bellissimo film, oggetto di culto di molti cinefili…”
E ne il Morandini leggiamo:
“Film misterioso di grande complessità polifonica dove confluiscono più generi e tradizioni… Il film pone molte domande e dà poche risposte. Ha suscitato diverse letture a forte valenza psicanalitica”.
Per Serge Daney è “il più bel film americano del mondo”, per Bruno Fornara “La morte corre sul fiume possiede una natura plurima, fantastica e misteriosa… Anche dopo analisi e interpretazioni, continua a riproporsi con un fascino cui è difficile sottrarsi, tanto che spesso ermeneuti ed esegeti confessano di esser stati portati a deporre gli strumenti della critica per lasciarsi andare alla meraviglia”, per Charles Tatum è “un’opera di forza e bellezza poetiche assai rare nell’arte cinematografica classica”.
Tratto dal romanzo di Davis Grubb (titolo italiano Il terrore corre sul fiume), ambientato ai tempi della Grande depressione degli anni Trenta (il libro restò nella lista dei best-seller per tutta la primavera de 1954).
Le riprese del film iniziarono il 14 settembre del 1954 e durarono trentasei giorni. La prima uscita si ebbe il 29 settembre 1955.
p.s.
Nel 1992 è stato scelto per la preservazione nel National Film Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti.