Molto è stato scritto della leggenda granata e molto è stato scritto di quanto avvenne il 4 maggio, molto è stato visto con i filmati Luce, le fiction TV ma per la prima volta con il documentario “Benfica-Torino 4-3″ realizzato lo scorso anno da Andrea Ragusa e Nuno Figueiredo e da oggi offerto in DVD ai lettori de La Stampa in collaborazione con il Museo del Grande Torino e della leggenda granata, è possibile raccontare la storia di quei giorni vista da Lisbona. Bacigalupo, A. Ballarin, Martelli, Grezar, Rigamonti, Castigliano, Menti, Loik, Gabetto, Mazzola e Ossola la formazione scesa in campo quel pomeriggio per l’ultimo appuntamento e come ricorda Wikipedia.it fu “Ossola, con la collaborazione di Grezar, Menti e Gabetto, ad aprire le marcature al 9′. Dopo dieci minuti i biancorossi prima pareggiano e poi con una doppietta di Melao e una rete di Arsenio chiudono il prima tempo in vantaggio 3-2 (il momentaneo 2-2 è di Bongiorni). Nel secondo tempo il Benfica allunga il passo con Rogerio e all’ultimo minuto Mazzola venne atterrato mentre si dirige verso la porta: l’arbitro decide quindi per il rigore, trasformato in gol da Menti. La partita finisce 4-3″ ma poco conta di fronte a quanto avvenuto nelle 24 ore successive.
Vittoria storica per i benfiquista che conservano ancora la foto del Grande Torino nella loro sede, alla notizia della tragedia migliaia di persone a Lisbona si riuniscono di fronte all’Ambasciata d’Italia, Francisco Ferreira (inconsapevole complice del destino con il suo invito) è segnato per la vita, in Alentejo – come hanno scoperto gli autori del documentario – nel sud del Paese, una squadra di Torrão cambia il proprio nome da Torpedo Torranense a Torino Torranense.
Struggente come il fado, il ricordo che ne esce: una prospettiva diversa di una tragedia.