Continua la campagna di "Informazione" che il giornale fondato da i giornalisti con la "schiena dritta" porta avanti ormai da qualche settimana sulle vicende del movimento cinque stelle creato dall'iniziativa del comico Beppe Grillo e del suo tutor cibernetico Gianroberto Casaleggio.
La notizia è in realtà sempre la stessa, quella dell'espulsione del consigliere comunale di Ferrara Valentino Tavolazzi, reo di aver violato le semplici regole del non-statuto del movimento, che prescrivono di non formare nessuna struttura che possa assomigliare a quella di un partito tradizionale, e sono in molti a non comprendere come mai il quotidiano diretto da Antonio Padellaro, unico nel panorama dei media nazionali, insista tanto sull'argomento.
Il rischio grosso per il quotidiano è quello di scivolare nel grottesco e l'ultimo articolo pubblicato, a firma di Giulia Zaccariello, c'è ormai ad un passo.
La Zaccariello informa infatti il pubblico di una "rivolta" della base del movimento contro il comico genovese in quel di Cento, città del ferrarese famosa per il suo Carnevale, il cui movimento locale avrebbe minacciato di non usare il simbolo del m5s alle prossime elezioni se il consigliere Tavolazzi se Grillo non darà "esaurienti spiegazioni sull'accaduto, oltre quelle già date", anche se è chiaro che la vera questione del contendere è la riammissione di Tavolazzi.
A parte il fatto che l'articolo non spiega che la rivolta si limita alla presa di posizione presa da 12 dei 72 iscritti, del meet up locale (così vengono chiamati i gruppi formatesi su ispirazione del pensiero di Grillo sul territorio) che sta a dimostrare che: o si tratta di una minoranza, oppure che in realtà il movimento è per la maggior parte costituita da persone che non partecipano attivamente alla vita del gruppo e in entrambi i casi si comprende che in fondo le fortune delle liste presentate dal m5s sono fondate proprio sulla fiducia che il carismatico faccione di Grillo si è conquistata preso gli elettori.
La minaccia fatta dai rivoltosi di presentarsi alle elezioni con una lista senza il simbolo di Grillo è poi patetica, perché è proprio quello che il comico ha preteso: chiunque non si riconosce nelle norme del non-statuto non può utilizzare il simbolo del movimento, a cominciare da Valentino Tavolazzi, che per altro è a capo di una lista civica che è preesistente al movimento e che aveva già un proprio statuto, il quale evidentemente non coincide con quello del m5s.
Allora ognuno può presentare la propria lista alle prossime elezioni, con il proprio simbolo e il proprio programma politico: perché allora tutto questo clamore attorno alla vicenda Tavolazzi?
Il sospetto forte è che in Emilia Romagna qualcuno stia manovrando per cercare di recuperare quel 5/6% di voti che il m5s gli ha eroso nelle precedenti consultazioni, facendo leva sulle ambizioni personali di qualche esponente locale e l'appoggio della stampa amica.
Facile pure capire da quale parte arrivi l'attacco. Proprio da quelli che fino a pochi mesi fa erano i migliori amici di Grillo e del suo movimento, ma che nella prossimità delle elezioni sono anche i più diretti concorrenti nel pescare voti dal bacino elettorale dell'anti-politica e dello scontento popolare.
Riuscirà il m5s a resistere alla goccia cinese degli articoli del Fatto Quotidiano? Ma soprattutto, riuscirà a mantenere il consenso conquistato, se dovesse competere con liste presentate dai fuoriusciti?
per Grillo e il suo movimento le prossime elezioni saranno un banco di prova importantissimo, perché dovranno dimostrare che la struttura del non partito è in grado di resistere alle pressioni esterne e in grado di fare a meno di capi e capetti locali, dei signori delle tessere e dei funzionari di partito, che è poi la vera sfida che Grillo e Casaleggio hanno lanciato ai partiti tradizionali.