Tornano i Fratelli Coen, si riprendono il “loro” Jeff Bridges e confezionano un Western rispettando tutte le regole del genere senza rinunciare alle loro maniere un po’ grottesche, le quali, anche se stavolta molto più dosate, non accennano a mancare. “Il Grinta (True Grit)” è tratto dall’omonimo romanzo di Charles Portis, ed era già stato portato sul grande schermo in passato da Henry Hathaway (era il 1969), quella volta per il ruolo del grinta c'era lo storico John Wayne. I Fratelli Coen come ci hanno già abituato in passato, mischiano le carte e rinnegano di aver fatto un remake di quel film, tendendo molto a sottolineare che il loro lavoro è molto più fedele all’opera originale.
Stà di fatto che in questo film ad emergere su tutti è il personaggio della ragazzina Mattie. La personalità, il carattere e la determinazione nell’attuare la sua vendetta non solo sbalordiscono visti in quei piccoli panni ma rubano moltissima scena ai grandi come Jeff Bridges (che stando al titolo del film sarebbe il protagonista) e Matt Damon. E nessuno si sbalordisce allora quando legge nella lista delle attrici non protagoniste nominate all’Oscar il nome di Hailee Steinfeld. Magari quello che può sbalordire è non vederla nella lista delle migliori attrici protagonisti, ma questo è un altro discorso (Forse anche un segnale!?). Difficile credere che sia la prima volta per lei sul grande schermo, ma dalla sua potente interpretazione sicuramente non sarà l’ultima. Bravissima.
A fare il veterano c'è Jeff Bridges , l' ex Drugo torna a lavorare con coloro che gli avevano regalato quello splendido ruolo ne “Il Grande Lebowski”, e anche qui si prende il personaggio più bello del film. Quello che in passato aveva portato John Wayne a vincere l’Oscar e per ora porta il grande Jeff solo in nomination. Il suo grinta però è meraviglioso. Burbero, alcolizzato, invecchiato, con un occhio perennemente bendato si (perchè così deve essere), ma sempre temibile e infallibile se si tratta di sparare al nemico. E’ protagonista delle scene migliori grazie ai suoi comportamenti anticonvenzionali, il suo grilletto facile e i suoi dialoghi straordinari, perfetti per ricordarci che ci troviamo all’interno di un film dei fratelli Coen.
A Matt Damon tocca la figura del Texas Ranger. Quando si parla di Texas Ranger è lecito aspettarsi il volto e la personalità del temibile Chuck Norris, ma se questo deve essere un povero sfigato è più lecito virare su un'altra scelta! Sempre meno preparato rispetto al suo competitore Cogburn, Damon interpreta un Rangers molto insicuro di sè, ma agli occhi della piccola Mattie cerca sempre di rendersi più interessante gonfiando la sua reputazione. Insieme a Bridges è partecipe di alcune scene divertentissime in cui i due cercano di determinare chi è più interessante e migliore dell’altro. Su tutte quella in cui lanciano delle provviste in aria per verificare la loro infallibilità con la propria arma.
Sulla falsa riga del pluripremiato “Non è un Paese per Vecchi”, Joel e Ethan Coen ci riportano nei luoghi deserti e desolati dell’America alla ricerca di un assassino spietato e in fuga (interpretato da un breve Josh Brolin). Questa è la loro versione de “Il Grinta”, che sia più fedele al romanzo o al film del 1969 a noi interessa poco, quello che ci interessa è che funziona benissimo. I fratelli di Minneapolis ci sanno fare, la loro cultura cinematografica (e di generi) è enorme e si percepisce sempre all’interno di ogni loro lavoro…anche se spesso vogliono farci credere il contrario!
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