Una delle mie storie preferite è Il guardiano dei porci. Ma è diventata preferita abbastanza di recente come frutto di una circostanza assonante al periodo in cui mi è capitato di leggerla. Non l’ho letta quando ero bambina. Né mi è stata raccontata. Né l’affezione per questa storia mi riporta all’infanzia passando per una madre che legge, ma piuttosto a una circostanza in cui sono io la madre che leggendo incorre in qualche recondita ricaduta, nell’attraversare quella storia, non come una fiaba ma come una metafora incredibilmente sorprendente, riguardo l’invisibile. Continua a leggere
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