Il guardiano del frutteto – Cormac McCarthy

Creato il 05 maggio 2013 da Ferdori

Il guardiano del frutteto è il primo lavoro del romanziere Cormac McCarthy.

Pubblicata nel 1965 quest’opera delinea fin da subito quelle che saranno le caratteristiche principali dell’autore americano:

una scrittura affascinante anche se non propriamente scorrevole, il racconto di un mondo povero in cui gli uomini vivono di espedienti, personaggi crudi e sostanziali ai quali difficilmente il lettore riesce ad affezionarsi, pochi scrupoli e poche smancerie, ma tuttavia un senso di dignità sempre presente.

Il romanzo è ambientato nei primi anni trenta in piena depressione e le persone tirano a sbarcare il lunario facendo quel poco che possa consentire loro di portare a termine giornate nate senza prospettiva.

C’è il trasportatore clandestino di whisky, c’è il bar pieno di uomini annoiati, c’è la natura difficile non solamente per le condizioni climatiche, c’è il vecchio solitario con il suo segugio ormai altrettanto vecchio.

C’è sostanzialmente un clima che potrebbe essere rappresentato con tonalità minori, con immagini in bianco e nero e con una colonna sonora strumentale lenta e malinconica.

Alcune caratteristiche che torneranno nei lavori successivi di McCarthy sono già presenti in questo primo libro: il rapporto tra l’adulto e il ragazzo che sarà il fondamento de La strada, il complicato vivere di espedienti ben raffigurato in Suttree, la crudeltà apparentemente inutile che esploderà ne Non è un paese per vecchi.

McCarthy racconta di persone in difficoltà, persone che vivono ai margini della legge, bordeline; persone però che nonostante tutto conservano e mantengono una propria dignità.

Sono quasi esclusivamente uomini, accompagnati in certi casi da qualche ragazzo che forzatamente deve diventare adulto molto in fretta.

Ambienti complicati, futuro senza speranza, vita vissuta giorno per giorno.

C’è una caratteristica che si delinea a questo punto: con molti altri autori un tale contesto così complicato ed estremo porterebbe ad una naturale empatia del lettore nei confronti dei personaggi.

Nel caso di McCarthy invece questo non capita; sarà la crudezza di alcune vicende, sarà l’impossibilità per il lettore di ben definire buoni e cattivi, saranno forse altri fattori, comunque è chiaro che un certo distacco rimane.

E’ difficile schierarsi perché i protagonisti hanno sempre quella doppia realtà di vittime e colpevoli; vittime in qualche modo del sistema, ma nello stesso momento colpevoli per le azioni e i comportamenti che mettono in pratica.

Una realtà letteraria complicata che proprio per questo risulta così affine alla realtà vera e propria e dunque più intrigante della vicenda fine a se stessa.

Cormac McCarthy è a mio parere lo Steinbeck contemporaneo.

Tempo di lettura: 6h 20m



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