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Basta un po' di accento paulista, il ricordo di qualche cena e l'ascolto dei TerraSamba a riportare alla mia mente la nazione del momento: il Brasile. Tra pochi giorni partirà il Mondiale di Calcio 2014 e ci sarà un gran parlare di quella zona del mondo, che ho conosciuto anni fa in modo davvero diretto e profondo. Ho già scritto dei post a riguardo, come quello su Recife, ma non ho mai raccontato il gusto del Brasile. Il cuffia sto ascoltando proprio Liberal General ed è il momento di scrivere qualcosa a riguardo.Ero a Recife da pochi giorni quando una sera ce ne andammo nella zona del porto. Ci avevano detto che là c'erano dei localini carini, per svagarsi un po'. Quando vai in Brasile per seguire un progetto umanitario hai bisogno di ritagliarti dei momenti per lasciar sorridere la mente e svagarti un po'.
Uno dei primi gusti brasiliani che incontrai furono le patatine fritte con una spolverata di formaggio grattuggiato. Nel corso dei giorni capii che, da quelle parti, era più normale servire le patatine col formaggio piuttosto che proporle salate a dovere. "Sin Queijo" fu una delle prime espressioni che imparai in portoghese.
Quel localino al porto di Recife era piccolo e metà dell'interno ero riempito da un gruppo che suonava dal vivo. Si ballava qualsiasi tipo di cosa nel caldo di quelle quattro mura, mentre all'esterno si stava seduti e si chiacchierava con tranquillità. Vedevo sorrisi conditi da ottima musica, ridevo come non so cosa. Per qualche ora mi ero dimenticata di ciò che vedevo tutti i giorni.
Il secondo gusto brasiliano (che è però l'Imperatore dei gusti) è il sapore della picanha.
La carne in tutto il Sud America ha un gusto davvero diverso e lo coprii grazie ad un baracchino posto ad un angolo di strada. Io dormivo in una fondazione in Rua José Osorio, a Recife, e questo luogo si trovava al primo incrocio. Osservando ora la cartina direi che la via da indicarvi è la Rua Democrito de Souza.
Questo luogo era un semplice ristorante improvvisato, con tanto di tendone e tavoli di plastica.
Li assaggiai la prima picanha della mia vita, con tanto di macascera, un tubero che sia lesso che fritto regalava un gusto che mai avrei immaginato.
E poi come scordarsi le colazioni piene di frutta di ogni genere e quella guajavaba (guaiava o guava, in altri luoghi del Sud America) che non mancava mai nei miei morsi mattutini. Quando incontrai il Brasile compresi davvero il gusto della frutta del tropico perché essa era davvero ovunque attorno a me. Il mio fu un viaggio fatto di piccole fondazioni e niente alberghi sicché al mattino si mangiava ciò che il mercato offriva.
Non dimenticherò mai il gusto della maracuja e quel profumo intenso che ti assaliva quando la tagliavi in due.
Il Brasile mi ha regalato tanti gusti e mi ha insegnato ad affronare tante cose, ad arrabbiarmi per alcune e ad aprirmi per accettarne altre.
Ricordo che passai alcune sere dalle parti della fondazione dove dormivo, in una gelateria che mi faceva sempre il frappé con cacao e cocco. Una sera provai quello col guaranà.
Pensai dentro di me che mi stavo portando via un altro pezzo di Brasile... anzi un puzzle del Brasile.
Fatto di tanti piccoli pezzi costruiti con i sorrisi incontrati per casa e tenuti assieme da avventure, vicissitudini, cose condivise.
In mezzo a questi pezzi, a fare da collante, c'erano tanti gusti che io non avevo mai provato in vita mia.
Dicono che il primo Tropico non si scordi mai e credo proprio sia vero.
Il Brasile è stato il mio primo viaggio in quella fascia di mondo e, malgrado sia passato del tempo, ogni cosa è ancora dentro di me e credo che lì resterà.
Adesso è il momento di pubblicare questo post e lo faccio ascoltando una delle canzoni che, in quei giorni, mi è stata amica: Essa tal liberdade.
E via con la saudage!