Titolo: Il labirinto sepolto di Babele
Autore: Francesco J. de Lys
Editore: Newton Compton
Anno: 2011
Quando viene in mente Barcellona si pensa a una vita sfavillante e a un mondo in felice movimento. Ma una città può avere mille volti, che si moltiplicano a seconda di chi la vive. Lo stesso Francisco J. De Lys afferma: "Una delle ragioni che mi hanno spinto a scrivere romanzi è far conoscere i "non-luoghi" che non compaiono nelle guide turistiche, a metà strada tra un incubo alla Poe e una fantasia di Lovecraft."
La protagonista di questo romanzo è proprio una personalissima Barcellona, quasi medioevale, scacchiera di un ricco intreccio, che coinvolge anche Gaudí: strani indizi portano alla Sagrada Família, che nasconde molti segreti tra le pieghe dei particolari architettonici.
Gabriel Grieg, architetto famoso, cammina attraverso vicoli deserti, si rintana in chiese silenziose, custodi di un mondo irreale. Si fa trascinare dagli eventi e spesso viene inghiottito da luoghi misteriosi, dove il filo geografico si perde, perché sembra di essere a Roma, in Vaticano, in quelle sale eterne che solleticano la fantasia dei fan di Dan Brown.
Ad essere personale non è solo la prospettiva "impressionista", ma anche la storia che è manipolata dai personaggi, perché la trasformano secondo il loro passato.
L'acume dei protagonisti consente ai fatti di arricchirsi in maniera esponenziale e, se il tempo in genere è soggettivo, qui non esiste: l'intreccio mescola i piani temporali in una dimensione fuori da ogni riferimento, rendendo il romanzo molto originale.
Spesso non si capisce su quale piano i protagonisti agiscano. Mentre cercano di salvarsi la vita, investigano sulla storia complicata che gli piomba addosso e riescono a far pace con la loro infanzia, a prescindere da quello che succederà in seguito.
"Vedendola sorridere, mentre la chiamava sotto le mimose, Grieg non solo impresse in modo indelebile quella scena nella sua memoria, ma risentì, per una frazione di secondo, l'essenza del sublime pensiero che gli aveva provocato il topolino del cimitero: l'insondabile mistero […] e persino il ricordo di lui stesso che schiacciava la terra smossa, la stessa terra con cui da bambino giocava a diseppelire scrigni pieni d'oro e pietre preziose, e dove quella notte aveva sepolto per sempre la sua vecchia copia de L'isola del tesoro."