La trama (con parole mie): Charlie Kaufman è uno sceneggiatore molto apprezzato cui è stato appena dato l'incarico di lavorare all'adattamento cinematografico del successo letterario Il ladro di orchidee, un libro scritto da una giornalista a proposito dell'esperienza avuta nel seguire, intervistare e scoprire John Laroche, trafficante di orchidee rare e uomo capace di appassionarsi rispetto a molteplici e curiose attività. La chiusura dello sceneggiatore stesso rispetto al mondo e la sfida di uno script basato sulla non-fiction metteranno in crisi profonda Charlie, che si troverà costretto a confrontarsi con il poco sopportato gemello Donald, che divide con lui l'appartamento, si mostra esplosivo e sempre aperto all'esterno ed aspira a portare sullo schermo un thriller che Charlie giudica banale e ridicolo. Ma pare essere l'unico.L'impresa di portare a termine Il ladro di orchidee sarà più dura del previsto, e non sarà priva di conseguenze in grado di cambiare l'intero mondo dello scrittore.
Esistono pellicole di cui si è sempre sentito parlare, e in ogni modo - dal più lusinghiero alle tempeste di bottigliate -, che, inspiegabilmente, restano lontane per anni dai nostri schermi, senza una spiegazione ben precisa.
Il ladro di orchidee è una di queste.
Letteralmente osannato da uno dei disegnatori che conobbi nel mio periodo da sceneggiatore di fumetti dei poveri, osteggiato da alcuni compari appassionati di Cinema ed assolutamente venerato da altri, nonostante mi fosse capitato di incrociarne il dvd in più di un'occasione non ebbi mai lo stimolo per confrontarmici, lasciando questo lavoro di Spike Jonze nel limbo delle eterne promesse senza preoccuparmene troppo.
La recente visione dell'incredibile Synecdoche, New York però, ha stimolato la mia curiosità rispetto all'operato di Charlie Kaufman, sceneggiatore tra i più interessanti che gli anni zero abbiano riservato al pubblico, autore di opere destinate, con il tempo, a divenire - se non lo sono già - cult della settima arte come Eternal sunshine of a spotless mind: così, sono tornato indietro nel tempo ripescando questo lavoro assolutamente acerbo e traboccante difetti che, ugualmente, riesce a comunicare allo spettatore tutta la potenza ancora inespressa del linguaggio dello stesso Kaufman, per l'occasione - e per mano di Nicholas Cage e del suo parrucchino, in grande spolvero in questo ruolo - sullo schermo in prima persona - almeno figurativamente parlando - e pronto a mettere il suo io, le ansie, le esperienze e le delusioni al servizio di un film totalmente e completamente dedito alla non fiction.
Sfruttando l'ideale vicenda legata all'intervista di una reporter in carriera - una Meryl Streep senza particolari acuti, nonostante il Globe che ebbe per la parte - ad un trafficante di fiori rari, uomo appassionato ed appassionante - grandissimo Chris Cooper, che la maggior parte di noi ricorda principalmente per il suo ruolo in American beauty -, Kaufman costruisce un confronto con se stesso, le proprie paure ed i propri limiti, creando al contempo un personaggio memorabile come Donald, alter ego del protagonista, specchio dello sceneggiatore e fulcro attraverso il quale innescare le grandi e piccole rivoluzioni di una vita passata a rifugiarsi dal un mondo che pare aggressivo quanto e più dei predatori che lo popolano, siano essi animali o inequivocabilmente umani.
In questo senso, risulta ottima la prima parte, legata a doppio filo alle ansie del protagonista neanche ci trovassimo nel pieno di un Woody Allen sotto acido, con le splendide parentesi dedicate a Laroche e alla storia dell'evoluzione del nostro pianeta, bizzarre escalations di quello che avrebbe potuto essere - e non è stato - The tree of life, pippone formato gigante di Malick vincitore del Festival di Cannes 2011, e meno incisiva la seconda, nel corso della quale la riscossa e la rinascita di Charlie passate attraverso un'impennata di "realtà" - all'interno del film stesso - risultano quasi dispersive rispetto all'apparente caos delle prime sequenze: il risultato, sempre in bilico sul sottile filo che separa un giudizio tutto sommato positivo dalle già citate bottigliate, è curioso ed instabile come i personaggi che lo popolano, e giustifica appieno i pareri discordanti che negli anni ho visto avvicendarsi in merito.
Quello che, però, non va sottovalutato, è il talento innegabile di Spike Jonze e soprattutto di Charlie Kaufman, da solo in grado di risparmiare critiche eccessive ad un film incostante, bizzarro e spesso debole come questo e rendere lo stesso, a suo modo, un piccolo, grottesco cult di inizio millennio.
E come se non bastasse tutta questa arte - o presunta tale - il parrucchino di Nicholas Cage non è mai stato al suo posto come ora: scusate se è poco.
MrFord
"Imagine me and you, I do
I think about you day and night, it's only rightto think about the girl you loveand hold her tight, so happy together."The Turtles - "Happy together" -