Il lavoro piu' bello del mondo

Da Mr
L'ultimo post si è concluso con una amara circonlocuzione. MR, per dire con incisività che il suo amatissimo lavoro sta attraversando una fase difficile, si è imbarcata in una enfatica perifrasi che suonava così: "quell'inconfondibile, indicibile, ineffabile, indescrivibile, insostenibile situazione di epocale merda professionale, quindi esistenziale, dunque, vitale."
L'impegno - che poi è sfociato in una catartica ed efficace scelta lessicale - a non cedere alla seduzione di triviali grossolanità, come avrete notato, c'era.
Credete! MR avrebbe voluto usare costrutti come "il periodo è delicato" o anche "il momento è complicato", ma non sarebbero stati ugualmente eloquenti.
E poi, qualche volta le piace essere licenziosa, selvatica, e impulsiva.
Le piacciono anche finesse e stilnovismo, ma un'oratoria forte, e una facondia tagliente, nel rendere l'idea, anche scritta,  non temono rivali. 
Insomma, MR si sente più compresa.
La fase difficile, il periodo delicato, il momento complicato, la situazione di merda del lavoro di MR, che, dunque, nelle ultime settimane ha visto il suo acuirsi - certamente, in un panorama di generale disagio lavorativo, italiano e non - è pesante ed imbarazzante da affrontare. A volte è come trovarsi di fronte al peggiore degli incubi, altre ad una cortina da non superare per rendere tutto tabù e non volerne parlare, altre ancora ad un dolore da celebrare, nonostante il sanguinamento. Gli stati d'animo, ormai da troppo tempo, continuano ad essere messi a dura prova; si passa repentinamente dall'incredulità alla ribellione, dalla disperazione alla tristezza più cupa, e ci esce anche qualche cazzata di troppo.
Poi ci sono quei momenti in cui la magia, che il lavoro più bello del mondo riesce sempre ad evocare, riemerge proterva; anche sotto le minacce del peggiore degli incubi, stracciando la cortina del divieto sacrale, guardando dritto in faccia il dolore, ed entrando nelle ossa. Può essere la magia dello spettacolo tout court, del formicolio che dalle tavole del palcoscenico penetra le gambe per arrivare all'anima, del pubblico che assiste sognante al sogno di chi lavora per allietarlo. Oppure può essere la magia di ritrovarsi dietro le scene, a luci soffuse, una rappresentanza professionale per ogni settore. Allerta generale. Grandi e pesanti tavoli, coriandoli, bicchieri, vassoi pronti per essere portati in scena. Contenitore della pece per le scarpe. I tecnici attrezzisti a porre ogni cosa al proprio posto. Sarte e parucchiere per gli ultimi ritocchi. I cantanti solisti in prima linea, di seguito i figuranti, poi il coro, e ancora l'orchestrina. A coordinare le aperture delle porte il comando di un tecnico macchinista verso i suoi colleghi. Il "Prego, signori, in scena!" dei maestri collaboratori, ultimo tassello di quella magia esplosiva che dilaga.
Inevitabilmente.
Dal retro di quelle porte fino all'ultima fila di poltrone.
Ad accoglierla orchestra, direttore e pubblico.
Quella magia è l'inestinguibile anima del lavoro più bello del mondo.