IBM ha di recente condotto uno studio, il Global Chief Human Resource Officer Study, sull’evoluzione delle Risorse Umane. Sono stati intervistati i Direttori Risorse Umane di 700 aziende in 61 Paesi per individuare le sfide alle quali le aziende andranno incontro nei prossimi anni.
Nonostante ci saremmo aspettati un sostanziale aumento di investimento nelle Risorse Umane dei Paesi in via di sviluppo a discapito delle economie più mature, non mancheranno gli investimenti da parte di aziende dei mercati emergenti in Nord America e in Europa. Ad esempio, se il 40% dei Direttori Risorse Umane intervistati pensa di investire in capitale umano in Cina, il 47% dei Responsabili Risorse Umane cinesi pensa di investire in capitale umano in Nord America e in Europa occidentale.
Dunque, tali investimenti saranno guidati non solo dall’entrata in nuovi mercati (è il caso del 44% degli intervistati), ma anche dallo sviluppo di nuovi prodotti e servizi (vero per il 48% degli intervistati). E se nel periodo di crisi le aziende hanno cercato di stabilizzare e ridurre i costi di gestione, ora si concentrano sull’espansione. Un’importante implicazione di tutto questo è la necessità di allocare gli investimenti sul capitale umano nelle aree che presentano maggiori potenzialità.
Dallo studio condotto da IBM emerge che i Direttori Risorse Umane pensano di avere una buona esperienza nella ricerca e selezione di personale qualificato dall’esterno, nella gestione dei costi e nella valutazione delle performance. Si considerano, invece, meno preparati nello sviluppo dei talenti (che costituiranno i leader creativi del futuro), nella promozione della condivisione della conoscenza e nel rapido sviluppo delle competenze del proprio organico. Proprio queste ultime caratteristiche sono cruciali per superare i limiti dell’attuale forza lavoro e raggiungere gli obiettivi che le aziende si sono preposte.
In una serie di articoli successivi saranno esaminate le lacune della forza lavoro emerse da questo studio.