A volte, seguendo i notiziari in tv o sul web, piuttosto che sui giornali, si ha la sensazione che ci siano i morti di serie A e quelli di serie B.
Nella fattispecie l’espressione si presta perché parliamo di calcio, di calcio intercontinentale e, ancor di più, di un uomo che al calcio ha dato un contributo che va ben oltre il valore tecnico.
Sto parlando di Bruno Metsu, allenatore divenuto famoso nel 2002 per una storica qualificazione della nazionale del Senegal da lui guidata.
Però, per i “Leoni della Teranga”, come vengono definiti i senegalesi, Bruno è stato molto di più di un allenatore, un vero e proprio punto di riferimento ed una guida a livello umano. Ha avuto il merito di creare un team coeso e di deviare più di qualche giovane da una vita non proprio esemplare.
Pensare che, quando era in carica alla squadra africana, settimanalmente riceveva la telefonata da qualcuno dei suoi giocatori.
Un uomo impastato di globalizzazione; nato nel nord della Francia, dopo l’avventura africana aveva optato per l’Asia dove aveva scelto di guidare la nazionale del Qatar e dove aveva scelto di convertirsi all’Islam avendo sposato una donna musulmana.
Possiamo definirlo il figlio di un mondo che cambia.
Il 15 ottobre scorso Bruno se n’è andato, stroncato da quel male maledetto che porta via troppo spesso e troppo presto.
Rai Sport e un paio di quotidiani nazionali hanno comunicato una notizia che io stessa ho dovuto cercare sul web e questo addolora ancora di più.
Chi ama il calcio e tutto quello, purtroppo poco, che di bello ci riserva, credo che ricorderà con affetto e gratitudine questo leone bianco dalla folta criniera di ricci, gli occhi chiari e la t-shirt bianca sotto la giacca.
Profilo di Virginia Cerrone
Ho lavorato per trent'anni nel settore delle telecomunicazioni. Giornalista per vocazione, ho collaborato con giornali locali di Roma e del litorale pontino, scrivendo di arte e attualità.
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