rimanere accanto a te
ad ascoltare parole
urlate, confuse, sole -
a fare compagnia a te
che non sei mai stato sincero.
Il motivo vero
è la ragion di credere che male non fa
udire disperazioni altrui
intelligibili anche nel volto buio
di una mosca che volare non sa.
Applicare sorrisi
su labbra illese
da continui movimenti di apertura:
anche per mangiare
fatichi
da fa paura.
Scaffali stipati, sbiaditi,
complessi, compressi, complicati
senza molti ideali.
Varietà di colori, di inchiostri
e finestra aperta, poco o niente,
esposta a ponente.
Crisi di riposi salutari
per la mancanza
di panchine nei viali solitari
e la noncuranza
della viabilità dei binari
su treni ormai ritardatari.
Pendii leggeri affaticano
il cammino:
sfiancato da asperità diafane
sciogli il cane
ma non s'allontana
dalla bestia-padrone.
Finalmente fontane!
Getti chiari, limpidi
rimbalzano, zampillano su pietre
fradice, consumate da gelide
acque di neve. Purtroppo un piede
finisce tra le decine di rifiuti
della discarica abusiva:
la sete è finita.
Vento: ti arrampichi a stento
in cima
ad un'improbabile collina:
e lo scompigliamento
ti piglia
in men che non ti dico.
Vento: discendi di corsa
giù per il campo arato:
ti fermi in fondo alla scesa
respiri col fiato sospeso
sorridi senza anima viva:
peccato per le scarpe sporche
di mota radioatttiva.
E mi è sembrato vero
restare accanto a te
ad ascoltare parole
pacate, decise, non più sole -
a fare compagnia a te
che non eri mai stato sincero.
Aprile 1987