Primo Levi, proprio lui, era ricoverato in infermeria. Sapeva bene che il giorno dopo per lui avrebbe potuto essere l'ultimo. E se non il giorno dopo forse il giorno dopo ancora. Un medico passò davanti alla sua cuccetta. Cn un gesto che forse non era nemmeno di pietà gli gettò un libro: "Tieni, leggi, italiano".
Cosa successe dopo, lo ha recentemente raccontato sulle pagine di Repubblica il poeta Valerio Magrelli, uomo che conosce a fondo il valore delle parole e il dono che esse possano rappresentare:
Cominciano così dieci giorni che Levi trascorre sprofondato in quel libro, il primo dopo tanto tempo, leggendolo e rileggendolo, finché avviene il miracolo: i tedeschi non c'erano più.
Primo Levi ne parla in Se questo è un uomo. Non mi ricordavo di questa pagina, lo confesso, però è una storia che mi commuove. E che mi convince, ancora una volta, che i libri possono essere perfino salvezza.
Per curiosità: il libro in questione era La tempesta di Roger Vercel (in queste settimane ripubblicato dall'editore Nutrimenti): pagine in cui si parla di un capitano di rimorchiatore che, insieme ai suoi uomini, salva all'ultimo momento coloro che stanno per essere sommersi.
I sommersi, come I sommersi e i salvati di Primo Levi. Come quel libro che, all'ultimo, forse è stata la spinta per la sua salvezza.