Il libro giallo in questione torna nuovamente in scena con l’articolo di oggi. Un libro, o forse uno “pseudo libro” che, se è vero che esiste o che è esistito, ha seminato nel tempo diverse vittime, sicuramente ben più illustri di me o dei miei alter ego letterari. Il “King in Yellow” (questo il titolo con il quale è a volte identificato) fa la sua prima apparizione nel 1895 in un racconto di Robert W. Chambers dal titolo “The Repairer of Reputations”, racconto incluso in una raccolta che riprende lo stesso titolo di “King in Yellow”.Un libro reale, quindi, che parla di un libro omonimo probabilmente irreale (parliamo di “metaletteratura”, se mi passate il termine). Il protagonista del racconto descrive il suo incontro con il succitato libro in una maniera che non si discosta molto da come io stesso l’ho descritto nel mio post precedente (così adesso avete capito, se non fosse stato ancora chiaro, da dove ho preso ispirazione): “Durante la mia convalescenza avevo comprato e letto per la prima volta il “Re in Giallo”. Ricordo che dopo averne letto il primo capitolo, sentii salire in me la necessità di smettere. Scagliai il libro nel caminetto acceso; il volume sbatté contro la grata e cadde aperto tra le fiamme. Se in quel momento non mi fosse caduto l’occhio sulle prime parole del secondo capitolo probabilmente non lo avrei mai terminato ma, come feci per chinarmi a raccoglierlo, i miei occhi si fissarono sulla pagina aperta e, con un sospiro di terrore, o forse per via del pathos che mi tendeva i nervi, riuscii ad agguantarlo e a strapparlo alle fiamme, per poi trascinarmi con esso lentamente in camera da letto, dove lo lessi e lo rilessi, piansi e risi e tremai di un terrore che ancora oggi a volte mi assale. Questa è la cosa che mi tormenta, per la quale non posso dimenticare Carcosa, dove stelle nere si stagliano nei cieli; dove le ombre dei pensieri umani si allungano nei meriggi, dove i Soli Gemelli affondano nelle acque del lago di Hali; e la mia mente conserverà per sempre il ricordo della Maschera Pallida. Prego Dio che possa maledire chi scrisse quelle pagine, così come chi le scrisse maledisse il mondo con questa meravigliosa, stupenda creatura, terribile nella sua semplicità, irresistibile nella sua verità – un mondo che oggi trema al cospetto del Re in Giallo”. Non vi dirò altro per oggi sul “Repairer of Reputations”: si tratta di un racconto estremamente complesso che vale la pena analizzare in un post dedicato. Per oggi credo possa bastare il brano sopra riportato dove, ancora una volta, ricorrono concetti già più volte apparsi in questa sede: la città di Carcosa, il lago di Hali, la Maschera Pallida, eccetera eccetera. Singolare invece è il fatto che Chambers lasci tra le righe un indizio che ci riporta ancora più indietro nel tempo, che ci permette di andare a ripescare dalla nostra memoria l’esistenza di un “libro giallo” antecedente, del quale tutti noi abbiamo probabilmente letto ma che giace in un angolino poco frequentato della nostra mente.
Il libro giallo in questione torna nuovamente in scena con l’articolo di oggi. Un libro, o forse uno “pseudo libro” che, se è vero che esiste o che è esistito, ha seminato nel tempo diverse vittime, sicuramente ben più illustri di me o dei miei alter ego letterari. Il “King in Yellow” (questo il titolo con il quale è a volte identificato) fa la sua prima apparizione nel 1895 in un racconto di Robert W. Chambers dal titolo “The Repairer of Reputations”, racconto incluso in una raccolta che riprende lo stesso titolo di “King in Yellow”.Un libro reale, quindi, che parla di un libro omonimo probabilmente irreale (parliamo di “metaletteratura”, se mi passate il termine). Il protagonista del racconto descrive il suo incontro con il succitato libro in una maniera che non si discosta molto da come io stesso l’ho descritto nel mio post precedente (così adesso avete capito, se non fosse stato ancora chiaro, da dove ho preso ispirazione): “Durante la mia convalescenza avevo comprato e letto per la prima volta il “Re in Giallo”. Ricordo che dopo averne letto il primo capitolo, sentii salire in me la necessità di smettere. Scagliai il libro nel caminetto acceso; il volume sbatté contro la grata e cadde aperto tra le fiamme. Se in quel momento non mi fosse caduto l’occhio sulle prime parole del secondo capitolo probabilmente non lo avrei mai terminato ma, come feci per chinarmi a raccoglierlo, i miei occhi si fissarono sulla pagina aperta e, con un sospiro di terrore, o forse per via del pathos che mi tendeva i nervi, riuscii ad agguantarlo e a strapparlo alle fiamme, per poi trascinarmi con esso lentamente in camera da letto, dove lo lessi e lo rilessi, piansi e risi e tremai di un terrore che ancora oggi a volte mi assale. Questa è la cosa che mi tormenta, per la quale non posso dimenticare Carcosa, dove stelle nere si stagliano nei cieli; dove le ombre dei pensieri umani si allungano nei meriggi, dove i Soli Gemelli affondano nelle acque del lago di Hali; e la mia mente conserverà per sempre il ricordo della Maschera Pallida. Prego Dio che possa maledire chi scrisse quelle pagine, così come chi le scrisse maledisse il mondo con questa meravigliosa, stupenda creatura, terribile nella sua semplicità, irresistibile nella sua verità – un mondo che oggi trema al cospetto del Re in Giallo”. Non vi dirò altro per oggi sul “Repairer of Reputations”: si tratta di un racconto estremamente complesso che vale la pena analizzare in un post dedicato. Per oggi credo possa bastare il brano sopra riportato dove, ancora una volta, ricorrono concetti già più volte apparsi in questa sede: la città di Carcosa, il lago di Hali, la Maschera Pallida, eccetera eccetera. Singolare invece è il fatto che Chambers lasci tra le righe un indizio che ci riporta ancora più indietro nel tempo, che ci permette di andare a ripescare dalla nostra memoria l’esistenza di un “libro giallo” antecedente, del quale tutti noi abbiamo probabilmente letto ma che giace in un angolino poco frequentato della nostra mente.
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