Quando ero piccola pensavo che un libro, da qualche parte, dicesse la verità. Ci avrei trovato scritto perché talvolta ridessi e talvolta piangessi, la sostanza di tanti sogni e di quella distanza che sembrava separare gli esseri umani. Crescendo crebbi, ma non del tutto. ero accosciata in cerchio con altri bambini sul pavimento di uno stanzone, sopra una pizzeria, ed eravamo autenticamente felici di quella sera d'estate e di dormire tutti insieme nei sacchi a pelo. Ma a un certo punto il prete parlava della bibbia e ci disse che era il libro dei libri. E poi altre cose sul catechismo e poi il padre nostro e poi tutti a giocare a pallone. Ma io gli tirai la giacca e gli dissi: quanto costa?
E lui mi guardò senza capire.
Una bibbia, gli spiegai, come se avessi detto una parolaccia. Quanto costa una bibbia?
Sorpreso, mi disse una cifra che mi sembrò meritatamente molto alta e mi promise che me l'avrebbe portata la domenica successiva. E io non dormii. E quando l'ebbi ancora non dormii perché non potevo credere di avere in mano la verità. E non ebbi il coraggio di aprire quel libro e ne lessi altri per prepararmi a quello e finalmente lo aprii ma mi sembrò di capire troppo poco. Allora qualcosa di artefatto spezzettò la mia disposizione verso l'intero e l'inspiegato. E cominciai a diffidare. E diffidando ebbi una sete che mi sembrava una punizione. E il rigore si protrasse nel tempo, senza un percepibile perché. E ora bevo dove capita, comprendendo di trovare solo dopo aver trovato.