Il libro del giorno: Permanenze lontane di Maurizio Landini (Edizioni della Sera)

Creato il 05 agosto 2011 da Stefanodonno

Permanenze lontane è l’ottimo esordio poetico di Maurizio Landini. La silloge si muove su un percorso unitario che conduce all’immobilismo del quotidiano. Quelli che l’autore de­nisce “soggiorni comunque piacevoli, andirivieni emozionanti come il respiro profumato” sono in realtà squarci di vita e di realtà circostante. Con un’ottima forza linguistica Landini mette in atto una vera e propria battaglia con se stesso, i propri ricordi e i propri fantasmi senza dimenticare; prende in mano le armi in possesso e son­da l’immobilismo e la paura. Quello che viene fuori è un uso immaginificoe potente che riesce a dare ad ogni suono e ad ogni parola, anche quelle più semplici, con una forza univoca e inossidabile. Con una certa maturità stilistica crea uno schema che alterna monologhi a dialoghi creando “malinconie rigogliose” e “orti incurati e incuranti della quotidianità” ­no a portare tutta la superficie ­poetica, l’humus solo apparentemente invisibile, della realtà circostante.

Maurizio Landini, scrittore e compositore di musica elettronica, inizia a scrivere poesie nel 1986 ispirandosi alla musica di Jean Michel Jarre. Da allora, non ha mai smesso di ­ltrare la realtà che lo circonda con il suono dei suoi versi e delle sue elaborazioni al campionatore. A partire dal 2007 collabora con il movimento letterario connettivista con lo pseudonimo di "ScarWeld" con il quale realizza una serie di componimenti presenti sulla rivista del movimento, Next. Nel 2011 è uscito il suo primo romanzo "Il Corpo della fame" per da Wild Boar Edizioni mentre il suo racconto "Il battito degli astri dilatati" è contenuto nell'antologia "Stirpe angelica" edita da Edizioni della Sera. «Tutto, in quest’opera, entra in funzione del soggetto-poeta; persino la morte che “come il fango arresta il cammino” o il tempo con “gli anni mai fermi” o nello “spazio di un istante”. Landini è bravo perchè sa giocare con le parole e con la musicalità. Il linguaggio, semplice, è un vortice immagini­co che scuote e percuote.» Dalla prefazione di Matteo Chiavarone

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