Visto in tv.
Mowgli è un cucciolo d’uomo abbandonato nella foresta; ma anziché essere lasciato a morire da solo, viene adottato da una famiglia di lupi. Quando però la tigre Shere Khan giurerà di ucciderlo (in quanto nemica giurata dell’uomo) il branco si vede costretto ad abbandonarlo; per farlo si rivolgono alla Bagheera che nel vano tentativo di riportarli nel villaggio degli uomini verrà bloccata da Baloo che si affezionerà al ragazzo e da altre mille complicazioni.
Classico film Disney dal tratto low cost anni '60/'70, affascinante come sono affascinanti tutti gli oggetti di modernariato. Il clima del film invece è incredibilmente più vecchio, con un sentore molto fifties. Il risultato complessivo è un film decisamente apprezzabile che si lascia guardare volentieri sul tema dell’appartenenza, della crescita personale e del ritrovare sé stesso (molto made in USA).
Quello che però è il valore aggiunto di questo cartoon (come in tutte le opere Disney quando sono decisamente buone) sono i comprimari. Di questo film si ricorda soprattutto la follia naive di Baloo e jazz dadaista di Re Luigi, i due veri motori immobili del film (anzi il motore immobile è solo Baloo), senza i quali ci troveremmo a guardare un mieloso film di crescita senza fantasia. A loro si uniscono tutta una serie di idee carine che si applicano bene al racconto a tappe di questo film, dalla truppa di elefanti (classico intermezzo comico) ai condor (incredibilmente simili ai corvi di Dumbo).
Un pezzo di storia che ormai si guarda e si apprezza indipendentemente da tutto, come si guarda e si apprezza una statua romana in un museo.