Garamond, si sa, fa didattica digitale. E ci ragiona attorno.
Così capita che pubblichi articoli come quello di Marie Bjerede che sono a cavallo tra la riflessione e la proposta. Che cosa pensiamo noi, in Italia e nella Vecchia Europa, di libri attuali, interattivi, partecipativi, adattabili e connessi?
Marie sogna (prevede?) libri che si sostituiranno alla spiegazione, all’esercitazione, alla valutazione. E noi?
Proviamo a confrontarci su pregi e difetti di questi scenari? E quanto sono realistici?