Il libro di Zǒng Báichī XXXII

Creato il 23 agosto 2013 da Marvigar4

   «Quando hai sentito per la prima volta l’affetto che ti legava a questa terra?»

   «Caro Yìxiàng, debbo andare a rinverdire i ricordi della mia prima infanzia, passata serenamente tra persone che si prendevano cura di me e mi rispettavano. Però accadde qualcosa un giorno, mentre scorrazzavo con le mie gambine nel campo di grano coltivato da mio padre: udii un mugolio, che mi mise paura e nello stesso tempo mi spinse alla ricerca. Tra le spighe trovai un cucciolo di cane, smarrito, spaventato, che tremava come una foglia. Gli occhi di questa creaturina incontrarono i miei, non ebbi difficoltà ad avvicinarmi, ad allungare una mano, a toccare questo batuffolo di pelo chiaro che quasi si mimetizzava con l’ambiente circostante. Dalla bocca del cucciolo spuntò una lingua minuscola e morbida che iniziò a leccare la mia mano… Non avevo mai provato una sensazione del genere, fu un momento bellissimo, il contatto che avevo stabilito era del tutto nuovo, non mi sembrava di poterlo paragonare agli altri precedenti. Raccolsi il cucciolo e me lo strinsi al petto, sentii il calore e la tenerezza invadermi, una dolcezza infinita dipesa dal fatto che ero io a portare conforto e affetto a qualcun altro, senza bisogno di attendere che un mio simile si facesse avanti. Corsi da mio padre e mostrai il cucciolo, ancora oggi ricordo le parole che ricevetti in cambio: “Cerchiamo la madre, restituiamole il figlio, non spezziamo un legame d’amore”. Fu così che andammo a ispezionare la zona dove avevo trovato il cucciolo… ma la madre non c’era, nemmeno andando oltre i confini del campo e più in là ancora potemmo trovarla. Mio padre si accorse della mia tristezza e allora mi permise di tenere il cane a patto che me ne occupassi seguendo i consigli di chi sapeva come comportarsi con queste creature. Gǒu, così lo chiamai, crebbe, divenne il compagno della mia infanzia, mi seguì lungo gli anni e grazie a lui capii cosa significava prendersi cura di qualcuno. Sì, questa fu la prima volta che sentii l’affetto che mi legava a questa terra.»

© Marco Vignolo Gargini


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